"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
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Semi sterili in Albania: “Limagrain ha venduto semi certificati UE”

Dopo lo scandalo delle pannocchie di mais prive di chicchi, in Albania ci si interroga sulle cause nonchè sulle responsabilità dell'accaduto. Cadono le colpe ricadute sulle imprese serbe, mentre restano i dubbi sulla società francese esportatrice, la grande multinazionale Limagrain. Rinascita Balcanica ha interrogato la Limagrain su quanto sta accadendo in Albania e sulla posizione che intendono assumere in questo momento. "Non sappiamo al momento quale sia la causa precisa - dichiara un rappresentante della società - abbiamo inviato per questo dei nostri tecnici per esaminare le condizioni di coltivazione e i risultati del raccolto. (avatar)

Il mancato raccolto per gli agricoltori albanesi e il sospetto dell’esistenza di una qualche complicazione legata ai semi, ha spiazzato l’intera opinione pubblica e le stesse Istituzioni dell’Albania. Vi sono ancora delle indagini in corso e non si è riusciti ancora ad identificare ciò che ha reso le pannocchie di mais completamente vuote, nonostante le piante apparivano sane. I media albanesi hanno cercato la probabile causa nelle società serbe che hanno grandi quote nel mercato dell’esportazione del grano, spingendosi persino ad ipotizzare che si era di fronte ad una sorta di sabotaggio da parte della Serbia. Un’ipotesi del tutto scartata, considerando che il mercato di forniture delle sementi, a livello mondiale, appartiene ad una ristretta cerchia di multinazionali che, nella maggior parte dei casi, tratta semi di natura transgenica.

Sotto stretta osservazione vi è infatti la società francese esportatrice delle sementi, la Limagrain, che ha inviato una squadra di esperti per studiare l’anomalia ed individuare il motivo per cui delle piante di mais sane hanno prodotto pannocchie prive di chicchi. "Non vi è alcun sabotaggio da parte della Serbia. In realtà vi è stato un problema tecnico agrario nella fecondazione dei semi forniti all’Agro-blend albanese, in una quantità pari a 900 sacchi di 15 chili ciascuno", risponde un rappresentante della Limagrain alle domande di Rinascita Balcanica. "Non sappiamo al momento quale sia la causa precisa - aggiunge - abbiamo inviato per questo dei nostri tecnici per esaminare le condizioni di coltivazione e i risultati del raccolto . Il prodotto che abbiamo venduto all’Albania è lo stesso commercializzato in tutto il mondo, mentre possono essere cambiate le tecniche di coltivazione. Per tale motivo si suppone che il problema riguardi le modalità di cultura, che hanno interferito nei processi di impollinazione, considerando che si tratta di semi che hanno bisogno di cure e metodologie specifiche".
Specifica inoltre la Limagrain che, essendo una società che opera in tutto il mondo, "il caso albanese sembra essere un caso particolare, visto che negli anni scorsi non è stato riscontrato mai questo tipo di problemi in relazioni ad altre coltivazioni." Alla richiesta se il Governo albanese abbia fatto delle verifiche e delle analisi prima della commercializzazione dei semi, lo stesso rappresentante non sa rispondere con sicurezza e afferma che "la vendita dei semi è stato un contratto privato tra una delle branch addette alla commercializzazione della Limagrain e la società di distruzione albanese Agro-blend". Ad ogni modo, prima della segnalazione della controparte albanese, avvenuta secondo quanto dichiarato dalla Limagrain intorno al 26 agosto, non è stata individuata alcuna anomalia nel raccolto.

Eppure, già a partire dal 10 agosto erano stati costatati i primi problemi sul raccolto dei cosiddetti semi sterili, ma il Ministero dell'Agricoltura ha preferito tenere nascosto il problema. Infatti la Direzione Regionale dell'Agricoltura, dell'Alimentazione e della Difesa dei Consumatori del Comune di Diber, aveva informato, attraverso un fax, il Ministero che "l`Ente Statale dei Semi non aveva incluso nella lista dei semi registrati per essere commercializzati, la varietà di mais “Aliseo”, usato da vari agricoltori albanesi". "Dalle nostre verifiche, sulla base del Bolletino EFSH 2008, è stato evidenziato che il seme non è stato registrato per essere commercializzato", afferma il titolare della Direzione, Maksim Hajrullaj. Successivamente, il 22 agosto, la Direzione Regionale di Elbasan aveva informato il Ministero che "dopo il 10 agosto, e precisamente nel periodo in cui le piante si sviluppano, è stato costatato dagli agricoltori che le spighe erano vuote, sebbene in apparenza sembravano normali". Nonostante il Ministero fosse a conoscenza di quanto stava accadendo nei campi albanesi, le autorità hanno preferito aspettare, fino a quando il caso era diventato troppo grave e troppo grande per essere nascosto.
Il coinvolgimento del Gruppo Limagrain è stato così inevitabile, perché i contadini non avevano mai visto delle piante di mais dare delle pannocchie senza granelli: lo stupore è stato sopraffatto dalla paura, dinanzi ad un episodio così innaturale. Sebbene i primi sospetti siano caduti sulle condizioni climatiche e ambientali, dai successivi controlli degli esperti agronomi è stato costatato che "la mancata riuscita della fase di impollinazione è legata a problemi genetici", e non climatici o ambientali, lasciando sospettare che si tratti proprio di semi geneticamente modificati. Sospetti che tuttavia sono comprovati da dati effettivi, che dimostrano come il mercato delle sementi sia innanzitutto controllato da grandi multinazionali, e che queste facciano largo uso di tecniche di manipolazione genetica.

Secondo quanto riportato dal rapporto Concentrazione dell'industria globale delle sementi (Gruppo ETC), a partire dal 2005, infatti, circa dieci imprese controllano metà del mercato mondiale delle sementi, dopo che abbiamo assistito in questi ultimi trent’anni ad una progressiva e lenta concentrazione della commercializzazione delle risorse alimentari: se prima esistevano più di 7000 imprese che possedevano non oltre lo 0,5% dell'intero mercato mondiale, nel 2003 dieci società sono arrivate a possedere il 49% . Dupont/Pioneer, Syngenta, Groupe Limagrain, KWS AG, Land O' Lakes, Sakata, Bayer Crop, Science, Taikii, DLF Trifolium, Delta & Pine Land, ma tra tutte vi è ovviamente la Monsanto. Oltre ad essere un leader nelle sementi transgeniche con la detenzione dell’88% delle quote, la Monsanto è la più grande impresa nel settore della vendita di sementi commerciali, assorbendo anno dopo anno le altre concorrenti come Advanta Canola Seeds, Calgene, Agracetus, Holden, Monsoy, Agroceres, Asgrow, Dekalb Genetics, e la divisione della Cargill. Dopo le scalate e le manovre finanziarie, che hanno contribuito alla concentrazione del mercato, si è assistito alla progressiva legalizzazione dei brevetti ed alla privatizzazione delle sementi, prima rigorosamente controllate dal settore pubblico sia nelle fasi di produzione che di distribuzione, fino alla privatizzazione della "certificazione" che decidono che tipo di sementi dovranno essere presenti sul mercato.
Le grandi multinazionali sono così giunte ad impossessarsi del potere di certificazione nonché di brevetto sulle specie vegetali, che pian piano sono state soggette ad una bio-selezione artificiale nonché ad una riprogettazione genetica. Oggi si parla infatti di bio-contaminazione delle sementi con specie geneticamente modificate, che hanno ormai preso di fatti il sopravvento al punto che diventa ormai impossibile ottenere delle coltivazioni da semi dalla genetica intatta. Molti sono stati i casi in cui le sementi contadine, nelle mani delle comunità rurali, sono state distrutte o decimate da virus "intelligenti", oppure da cause legali che per "utilizzo indebito del brevetto", immettendo invece sul mercato semi protetti da marchi e diritti di proprietà.

Occorre a questo punto osservare che, sebbene il mercato delle sementi sia controllato da multinazionali, le Istituzioni e i Governi restano ferme ed impotenti dinanzi alla distruzione della biodiversità e delle economie rurali caratteristiche di ogni parte della Terra. Al momento, infatti, la commercializzazione e la produzione di semi avviene nella piena legalità delle direttive comunitarie e degli standard decisi dal Wto, autorizzando l’entrata sul mercato delle specie geneticamente modificate e proteggendo i diritti di proprietà intellettuale. Il sistema agro-alimentare resta così incatenato ad enormi strutture economiche, burocratiche e legislative forti ed inattaccabili, che nel tempo sono riuscite a mimetizzarsi sempre di più. Per anni abbiamo lottato, e lottiamo tutt’oggi, contro gli OGM e la manipolazione della biodiversità, ma spesso ogni battaglia viene sistematicamente anticipata da una nuova direttiva o una diversa certificazione, che si è ridotta ormai alla "informazione trasparente per il consumatore". Al contrario non vi è alcun diritto per i contadini, per le imprese e la stessa popolazione, che subisce danni incalcolabili. Nel caso particolare dell’Albania, qualora si dimostri che il raccolto "sterile" è dovuto ai semi, la Limagrain riuscirà senz’altro a dimostrare che non sono state attuate delle tecniche adeguate e richieste da quel particolare tipo di sementa, e comunque che la produzione e la vendita di quel tipo di semi è avvenuto nel pieno rispetto delle norme e delle direttive dell’Unione Europea.

Michele Altamura

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Etleboro

Semi suicidi in Albania

Giunge nel cuore dell'Europa Orientale il cancro dei semi definiti suicidi perchè producono un raccolto sterile, destinato ad essere improduttivo negli anni successivi. Frutto delle manipolazioni genetiche di multinazionali come Monsanto, DuPont e Dow Chemicals, i semi suicidi producono un solo raccolto, ossia danno vita a frutti sterili, dai quali non è possibile estrarre dei semi per ricominciare il ciclo vitale: i coltivatori in questo modo sono costretti a rivolgersi ogni volta al suo fornitore per ogni semina.
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Gli agricoltori albanesi protestano contro i "semi suicidi" che non danno raccolto, ma solo una distesa di vegetazione e migliaia di pannocchie vuote, con gravi danni alle piccole aziende, dopo inutili spese sia per la semina che per preparazione del terreno. Nel mirino delle polemiche, la Agro-Blend, la società albanese concessionaria della distribuzione dei semi,e la società francese esportatrice. Da parte sua, il rappresentante della Agro-Blend, nonchè sindaco del comune di Vora, Fiqiri Ismali ha dichiarato due giorni fa che circa 10 tonnellate di semi di mais sono state importate dalla Francia, e a sua discolpa ha affermato che il mancato raccolto deriva da problemi durante le fasi dell'impollinazione a dalle condizioni atmosferiche, non avendo un'idea chiara del fenomeno.

"Da circa dieci giorni abbiamo constatato dei problemi con questo tipo di seme di mais, importato dalla Francia, in particolare da una delle più grandi società d'esportazione di semi in Europa - afferma Fiqiri Ismali - durante la produzione abbiamo notato un problema con l'impollinazione, che in questo caso non avviene. Si tratta però di un’azienda molto seria del settore, che ha venduto più di 200 tonnellate di semi di mais in Albania, su cui 10 tonnellate - vendute a Burrel, Peshkopia, Elbasan, Peqin e a Gramsh - hanno presentato dei problemi nella fase di impollinazione", afferma Ismaili. Dal canto loro, gli abitanti di Pajove, della provincia di Peqin, hanno dichiarato che denunceranno l'azienda e richiederanno un risarcimento per il danno subito e i vani investimenti, minacciando altre proteste di massa. Hanno inoltre chiesto la sospensione della concessione di esclusiva nella distribuzione della Agro-Blend, attribuita dalla Direzione dell'Agricoltura, dell'Alimentazione e dei Consumatori e dall'Ente Statale dei Semi.

Dopo la scandalo del seme del mais a Mat, Gramsh, e Peqin dove gli agricoltori hanno raccolto solo delle spighe di mais completamente vuote, si pronuncia finalmente il Ministero dell'Agricoltura. In una conferenza stampa, il ministro dell'Agricoltura Jemin Gjana ha dichiarato che il risarcimento degli agricoltori è solo un’eventualità, e si avrà solo dopo che le analisi proveranno che il colpevole per la produzione a rendimento zero sono i semi i mais. "In base ai risultati si deciderà sulle misure legali che si dovranno prendere nei confronti dell'azienda, nonché sul risarcimento delle famiglie degli agricoltori che sono stati danneggiati - ha detto il Ministro Jemin Gjana aggiungendo che - Secondo le nostre verifiche su circa 99 ettari coltivati, i comuni che hanno registrato una maggiore superficie coltivata sono rispettivamente Mat, Gramsh, ed infine Peqin e Pajova. Il fatto che tale fenomeno si è verificato in due regioni del Paese, dove vi sono le temperature più alte o più basse, dunque sono soggette a forti cambiamenti climatici, ci fa capire che la questione, in un modo o nell'altro, è legata sia al seme che ad altri fattori agronomici". Secondo il capo del dicastero dell'Agricoltura, l'azienda distributrice Agro-Blend, tra le compagnie principali del paese come dal 1993, non è responsabile della rovina del raccolto.
"Le autorità hanno svolto un efficace controllo presso l’azienda Agro-Blend evidenziando delle ottime condizioni", spiega inoltre il Ministro difendendo la Agro-blend. "Perché la Agro-Blend deve essere il capro espiatorio di questo scandalo? In quanto azienda distributrice, non ha prodotto i semi, che sono stati invece prodotti da un’altra impresa, che, come ho detto più volte, è di grande fama mondiale. E né Agro-Blend, né altri in Albania, poteva immaginare che i semi, dopo essere stati piantati e aver prodotto 3 raccolti, potesse dare dei frutti sterili", ha dichiarato il Ministro Gjana.

Giunge così nel cuore dell'Europa Orientale il cancro dei semi definiti suicidi perchè producono un raccolto sterile, destinato ad essere improduttivo negli anni successivi. Frutto delle manipolazioni genetiche di multinazionali come Monsanto, DuPont e Dow Chemicals, i semi suicidi producono un solo raccolto, ossia danno vita a frutti sterili, dai quali non è possibile estrarre dei semi per ricominciare il ciclo vitale: i coltivatori in questo modo sono costretti a rivolgersi ogni volta al suo fornitore per ogni semina. Una terribile invenzione che nasconde una catastrofica operazione commerciale per distruggere l'economia dei paesi, che diventano dipendenti da una società privata per la fornitura e la distribuzione dei semi. Sembrava tutto così lontano da noi, eppure i semi suicidi sono giunti in Albania, e hanno distrutto tonnellate di raccolto essenziale per la sopravvivenza di interi villaggi, totalmente dediti alla coltivazione agricola. Non si tratta di un Paese in via di sviluppo, ma di uno Stato che si appresta ad entrare nell'Unione Europea, una delle principali economie partner per l'Italia sia per l'interscambio che per gli investimenti. Nei suoi confronti è stato commesso un vero e proprio crimine, che rischia di compromettere l'intero ecosistema, tanto atroce quante più certificazioni ha alle spalle. Come spiegherà ora la società francese l'esportazione di semi che danno raccolto al mercato europeo, ma soprattutto cosa dirà la Commissione Europea che continua a finanziare la selezione delle specie agroalimentari e le quote di produzione.

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Etleboro

L'impatto di 5 giorni di guerra sul sistema energetico mondiale

L'oleodotto Baku-Tiblisi-Ceyhan e il progetto
concorrente che coinvolge la Russia.

Il breve conflitto armato nel Sud Ossezia avrà serie e durevoli ripercussioni mondiali. La crisi ha infatti influito in modo particolare sulle infrastrutture del settore energetico. Al momento è difficile dire se si verificheranno cambiamenti sostanziali nel panorama energetico delle aree del Caspio e del Medio Oriente, ma il tipo di reazioni immediate, registrate tra gli esportatori e nei Paesi di transito, dimostrano che il fattore militare è destinato a giocare un notevole ruolo nella valutazione sia dei singoli progetti energetici sia del potenziale di queste regioni, nell’ambito della politica energetica globale.

Inoltre è chiaro che il fulcro del conflitto nel Sud Ossezia non si limita a inceppare le direttrici utilizzate per trasportare petrolio e gas dall’area del Caspio. La situazione dovrebbe essere analizzata partendo da una prospettiva più allargata: la Russia si è risolutamente fatta avanti per riguadagnare le proprie posizioni nella regione del Caspio e il controllo sulle strade lungo le quali viaggia l’energia rappresenta uno degli aspetti della questione.

Le ostilità nel Sud Ossezia hanno provocato una nuova guerra di informazioni tra la Russia e gli Usa; guerra che è incentrata soprattutto sul controllo del petrolio e del gas che escono dall’area del Caspio. Le espressioni di scetticismo, da parte russa, nei confronti di parecchi progetti riguardanti l’energia – primo fra tutti il condotto petrolifero Baku-Tibilis-Ceyhan costruito grazie al sostegno finanziario e politico degli Usa – spesso sono recepiti dal governo americano come dei tentativi deliberatamente volti a screditarlo.

Di conseguenza, Washington reagisce male a qualsiasi critica in merito ai collegamenti Trans Caucasici originariamente progettati per tagliare fuori la Russia. “Abbiamo importanti interessi strategici in gioco in Georgia, e in particolare ci preme che continui regolarmente il flusso di petrolio attraverso il condotto Baku-Tibilisi-Ceyhan che di recente ha subito un attentato dinamitardo da parte della Russia” ha dichiarato il candidato alle presidenziali sen. John McCain. E ha chiesto che gli Usa, insieme ai governi di Baku e di Ankara, collaborino per la sicurezza di questo importante collegamento petrolifero: “Gli Usa dovrebbero lavorare con l’Azerbaijan, con la Turchia e con altri paesi amici interessati al condotto petrolifero, per stendere un piano che assicuri in modo efficace la salvaguardia del condotto Baku-Tibilisi-Ceyhan”.

Adesso il clima politico nel quale gli Usa fanno appello ai propri alleati tradizionali ed a quelli acquisiti di recente è diverso da quello precedente la guerra nel Sud Ossezia. Numerosi fattori nuovi stanno portando a nuovi equilibri di forze nella regione del Caspio.

Il fattore Turco

Secondo il solito stile americano, il sen. McCain sta gettando tutta la colpa sulla parte sbagliata. In effetti il condotto petrolifero Baku-Tibilisi-Ceyhan è stato danneggiato di recente, ma non da una bomba russa. In realtà è stato bloccato da un attacco terroristico lanciato dai Kurdi in risposta all’incursione armata Turca nella parte nord dell’Iraq.

La chiusura del condotto Baku-Tibilisi-Ceyhan costa alla Turchia 300 mila dollari al giorno. I proventi del passaggio del dotto, dall’avvio del flusso petrolifero, nel maggio 2006, hanno reso 2,6 miliardi di dollari, ma in seguito all’attentato terroristico Kurdo, il petrolio ora deve essere preso a fine dotto, dalla riserva di Ceyhan, che in questo modo è stata in larga parte svuotata.

I Turchi sono anche preoccupati per le reazioni degli esportatori dell’Azerbaijan e del Kazakistan. Questi infatti hanno chiesto immediatamente alla Transneft russa un condotto aggiuntivo per mandare il loro petrolio attraverso il territorio russo sino al porto di Novorossiysk.

Anche la breve interruzione dei proventi del passaggio del condotto è stato un brutto colpo per Ankara che ha valutato gli incassi del Baku-Tibilisi-Ceyhan una parziale compensazione per il supporto dato agli Usa nell’operazione “Tempesta nel deserto” del 1991. Sino al 2003, anno dell’invasione americana, le sanzioni imposte all’Iraq dopo l’operazione “Tempesta nel Deserto”, sono costate alla Turchia 80 miliardi di dollari per la perdita dei proventi del condotto petrolifero Kirkuk-Ceyhan e per il blocco di ogni commercio con l’Iraq.

Perché questo non si ripeta, la Turchia ha avuto un ruolo molto attivo nella pacificazione in Georgia. Il primo ministro Turco, Recep Erdogan, si è recato in visita a Mosca per incontrare il presidente D. Medvedev ed il primo ministro Putin. Erdogan ha espresso il proprio supporto alle azioni intraprese dalla Russia. La Turchia è fortemente interessata a che nel Caucaso si instauri un sistema stabile perché è proprio attraverso quest’area che passa la maggior quantità di petrolio e di gas. Erdogan ha detto al presidente Medvedev che lo scopo della sua visita era di dimostrare alla Russia la solidarietà della Turchia.

Ankara a sua volta si trova in una situazione difficile ora che l’Occidente ha dimostrato con quanta facilità può ignorare gli interessi della Turchia. Avendo occupato l’Iraq, gli Usa hanno permesso che al nord si creasse, di fatto, uno stato Kurdo indipendente che è diventato la patria del separatismo Kurdo. L’Europa continua a negare l’ammissione della Turchia nell’Unione Europea. Infine i recenti avvenimenti in Pakistan, dove l’Occidente e in particolare gli Usa hanno abbandonato il loro alleato di sempre Gen. Pervez Musharraf, hanno fatto si che la Turchia mettesse in discussione una politica esclusivamente filo occidentale.

La Turchia deve quindi cercare un quadro di riferimento alternativo e pensare alla propria sicurezza e all’architettura della regione tra le cui funzioni vi è la salvaguardia delle vie attraverso le quali passano petrolio e gas. Questo è il motivo che ha portato la Turchia a sostenere la Russia nella sua missione di pace nel Sud Ossezia, e non solo a livello verbale, le navi da guerra americane dirette in Georgia non possono passare nelle acque turche finchè non si sarà conclusa la fase cruenta del conflitto.

L’ira di Ankara, sorta dal fatto che la politica Usa tende a destabilizzare la regione, non costituisce una valida ragione per presumere che la Turchia stia per fare un passo decisivo allontanandosi dalla Nato e dall’Occidente. Nondimeno, dal punto di vista degli interessi turchi, i piani di Washington per la suddivisione dell’Iraq tendono ad acuire il separatismo Kurdo. Ovviamente l’Iraq non è il solo Paese a risentire l’effetto della presenza della popolazione curda in quanto i curdi vivono sparsi in tutto il territorio che dal Caucaso arriva sino al Medio Oriente e la Turchia inevitabilmente rappresenta il loro obiettivo prioritario.

Il fattore Iraniano

La preparazione per l’offensiva della Georgia contro l’Ossezia del Sud e in parallelo l’arrivo della marina da guerra americana nel golfo persico, sono stati considerati da molti analisti (specialmente a Teheran) come un preludio all’attacco Usa contro l’Iran. In base all’attuale situazione la devastazione delle infrastrutture militari della Georgia da parte dell’esercito Russo fa della Georgia una base di partenza molto meno probabile per un’operazione diretta all’Iran e quindi questo riduce la minaccia di un conflitto armato Usa-Iran. Per di più l’Iran ha colto l’occasione, aperta dai piani di sviluppo per il Caucaso, per rafforzare la propria posizione nell’ambito del mercato energetico europeo.

I combattimenti nel Sud Ossezia stavano procedendo quando il dr. Hojatollah Ganimifard, direttore delegato agli investimenti della National Iranian Oil Company, ha detto che il segmento georgiano del condotto petrolifero Baku-Tibilisi-Ceyhan non era meno vulnerabile del tratto turco e che il blocco della sua operatività serviva per rivedere e sistemare la sicurezza dell’intero progetto e del suo contesto. Secondo Ganimifard, il condotto iraniano per l’export, Neka-Jask, dovrebbe servire come via alternativa al condotto BTC (Baku-Tibilisi-Ceyhan). Il ministro iraniano del petrolio Hossein Nogrekar-Shirazi ha annunciato che è in corso uno studio di fattibilità per questo progetto. Di recente la Russia e il Kazakhstan hanno fatto capire di essere pronti a collaborare al progetto.

L’Azerbaijan, che ha avuto problemi a spedire il proprio petrolio in Occidente, si è rivolto all’Iran per trovare nuove strade percorribili. Il giornale “Iran News” il 26 agosto scorso ha riportato la notizia del primo passaggio di una partita di petrolio proveniente dall’Azerbaijan.

Inoltre l’Iran sta aumentando la propria pressione sull’Europa nell’ambito della formula del “supporto politico per l’energia”. A giudicare dall’intervista rilasciata dal capo della “Nabucco Gas pipeline international”, Reinhard Mitschek, la grande fame di gas offre all’Iran l’opportunità di farsi ascoltare in Europa. Secondo Mitschek, studi di mercato dimostrano che gli esportatori potenziali necessitano più del 100% della capacità della Nabucco (sino a 31 miliardi di metri cubi di gas naturali l’anno). L’Europa è interessata ad acquistare il gas dall’Azerbaijan, dal Turkmenistan, dall’Iraq e dall’Iran. Dato che l’Azerbaijan e il Turkmenistan non hanno riserve sufficienti per rifornire un grande gasdotto, l’Iran rimane l’unica potenziale risorsa anche per i massicci investimenti che sono stati erogati da questo paese per la produzione di gas.

Il fattore Israele

Gli interessi israeliani toccati in vario modo dal conflitto nel Sud Ossezia, sono molteplici e contraddittori. Da un lato Israele ha inviato in Georgia istruttori e armamenti. Dall’altro Israele non vuole assolutamente rovinare le proprie relazioni con la Russia e ciò è in larga parte dovuto al desiderio di assicurarsi la propria energia. Situato nell’area che è la principale produttrice di petrolio del mondo, Israele non ha riserve petrolifere proprie e deve importare la benzina. Dato che Israele non ha la possibilità di importare petrolio dai paesi Arabi suoi vicini, questo le viene inviato da fornitori che sono al di fuori del Medio Oriente. Attualmente l’80% dei 300.000 barili al giorno di petrolio di cui Israele ha bisogno vengono forniti dalla Russia.

Per diminuire la propria dipendenza dalla Russia, Israele sta cercando di avere petrolio dal Caucaso e Gas dal Turkmenistan attraverso il terminal di Ceyhan. Sono in corso intense trattative tra Israele, Turchia, Georgia, Turkmenistan e Azerbaijan per la costruzione di un nuovo condotto in Turchia per trasportare il petrolio e il gas sino al Mar Rosso, al terminal di Ashkelon e Eilat. Il petrolio potrebbe essere spedito dai terminal sino al Medio Oriente attraverso l’Oceano Indiano.

La capacità di questo corridoio è comunque destinata ad essere limitata per la difficoltà che navi cisterna più grandi incontrerebbero nell’attraversamento dei canali del Bosforo e di Suez. Tuttavia, collegando il BTC con il condotto Ashkelon-Eilat si potrebbero aprire nuove opportunità per giungere ad una rapida crescita del mercato energetico asiatico. Il progetto è abbastanza realistico e non dovrebbe essere eccessivamente costoso. L’Azerbaijan e la Turchia si sono detti interessati, ma l’ostacolo chiave rimane la sicurezza del condotto BTC.

Quanto detto spiega le contraddizioni della posizione israeliana in merito alla situazione della Georgia. E le minacce di Tel Aviv nei confronti dell’Iran non aiutano Israele a collegarsi al nuovo condotto petrolifero diretto all’Asia, dato che lo stretto di Hormuz verrebbe tagliato fuori immediatamente in caso di conflitto con l’Iran e il segmento del dotto subirebbe un blocco. Di conseguenza ora Israele ha davanti un dilemma: seguire il realistico progetto per un condotto che unisca quello del BTC al tratto Eilat-Asia o confrontarsi con la Russia e l’Iran nell’interesse di Washington e ponendo a rischio la sicurezza energetica di Israele.

Il fattore russo

Il giornale “Utro.ru” il 27 agosto ha scritto che la decisione della Russia di riconoscere il Sud Ossezia e Abkhazia dimostra con assoluta chiarezza l’ingresso del paese in un grande gioco geopolitico il cui perno è il nuovo ruolo e la nuova posizione della Russia nell’attuale contesto mondiale.

Poiché è andata a proteggere i propri cittadini nel Sud Ossezia, la Russia si è anche imposta quale unico corridoio stabile e sicuro per collegare l’Europa, l’Asia centrale e la regione del Caspio.

Quando il condotto petrolifero Baku-Tibilisi-Erzerum ha smesso di erogare petrolio in seguito al blocco del BTC e del tratto Baku-Supsa, la Georgia, in quanto paese di transito, si è attirata un altro round di critiche da parte della comunità degli esperti. Il rapporto “La Turchia e i problemi con il BTC” presentato dalla Fondazione Jamestown il 13 agosto, dice “…..le conseguenze a lungo termine della crisi pongono in netto rilievo la presunzione dell’Occidente nell’espediente di usare il territorio della Georgia per progetti relativi al petrolio e al gas naturale senza tenere in considerazione il punto di vista di Mosca”.

All’Europa non piace vedere che Mosca ha di nuovo il controllo sul transito del petrolio e del gas nella regione del Caspio. Le altre possibilità in merito sono un confronto o un nuovo sistema di relazioni con la Russia. L’Occidente sta minacciando Mosca con lo spettro di “una nuova guerra fredda”, ma non ha alcuna intenzione di ridurre il commercio con la Russia e, di conseguenza, la cooperazione in campo energetico. Il cancelliere tedesco A. Merkel ha detto che il conflitto in Georgia non influisce sul progetto del condotto petrolifero Nord Stream (Corrente del Nord) la cui strategica importanza per l’Europa ha ribadito durante la sua visita in Svezia il 26 agosto. I media europei hanno espresso riserve in merito al potenziale europeo in un confronto con la Russia sul problema energetico. “Le Monde”, ad esempio, il 27 agosto ha scritto: “Alcuni esperti criticano le strategie dell’Europa definendole troppo aggressive e mettono in guardia contro nuovi errori. Bisogna capire che la Russia è una minaccia energetica e che circa l’intera quantità del gas fornito all’Europa nei prossimi 30 anni sarà o russo o iraniano”.

Titolo originale: "Impact of Five-Day War on Global Energy"
DEL PROF. IGOR TOMBERG - Fonte
Global Research
Tratto dal sito ComeDonChisciotte

Gli UFO di Mussolini e di Hitler

Il ruolo della Russia nello scenario internazionale

dal blog Zret

Non amo occuparmi di attualità, ma mi pare doveroso precisare alcune mie opinioni in merito al recente conflitto tra la Georgia, sostenuta dall'asse Stati Uniti-Israele, e l'Ossezia del Sud, appoggiata dalla Russia di Putin-Medvedev. Mi auguro comunque che queste parole siano apotropaiche. Non intendo persuadere quei lettori che credono ciecamente ancora alle false contrapposizioni tra superpotenze e che tendono a schierarsi con uno dei due contendenti. Chi, però, seguirà gli eventi forse destinati ad accadere, non solo comprenderà che la guerra citata è solo uno dei tanti stratagemmi adoperati dal governo occulto per scatenare un conflitto su scala globale, ma anche sarà in grado di discernere i siti di informazione veramente libera dai numerosissimi portali infiltrati.

Non intendo tessere l'elogio degli Stati Uniti, mentre altri magnificano la Russia, ma evidenziare come siano gli Oscurati a controllare tutti i principali paesi dello scacchiere internazionale. Bisogna capire che la gravissima crisi in cui versano gli Stati Uniti non è la conseguenza (non solo) di un modello economico dissennato, ma la fase di un progetto risalente a secoli addietro, un progetto pianificato ed attuato con mefistofelica astuzia e scientifica precisione. La sinarchia, che non nutre alcun sentimento patriottico né apprezza i valori nazionali, ha deciso di affossare gli U.S.A. e di portare in auge la Federazione russa che in futuro sarà lo stato più ricco e potente del pianeta, insieme con la Cina. Non basta, però, distruggere l'economia e la società statunitensi: occorre, infatti, fomentare in tutto il mondo un odio incoercibile, furioso contro Stati Uniti ed Israele, protagonisti di genocidi, di episodi di sfruttamento, di carneficine e di brutali aggressioni.

Gli esecutivi delle varie nazioni sono esecrandi, ma illudersi che il governo russo sia migliore di quello statunitense è un'ingenuità.

Non so se Medvedev e Bush siano al corrente di essere manipolati affinché si azzuffino come due galli da combattimento: lo scommettitore sa quale dei due galli vincerà, perché il combattimento è truccato. Credo che Bush, nella sua infinita stolidità, pensi di agire per gli Stati Uniti e non per il governo segreto, mentre Medvev sembra uomo assai più scaltro, allevato ed indottrinato per svolgere un preciso compito. Comunque sia, i popoli ignorano che chi agisce dietro le quinte manovra i vari burattini della scena internazionale. In tale ottica, poco conta anche il petrolio (alcuni oleodotti passano per la Georgia, sottraendo così alla Russia il controllo dell'oro nero centro-asiatico): infatti l'apparato militare ed industriale da decenni impiega altre forme di energia e potrebbe rinunciare ai combustibili fossili oggi stesso, se gli idrocarburi non fossero uno strumento per dominare l'economia e soggiogare le popolazioni.

Quel che importa veramente ai signori della guerra è determinare una situazione indescrivibile di caos, conflagrazioni belliche, atti efferati, epidemie, carestie, disastri innaturali etc. Terminato questo periodo di immani tribolazioni, come Lucifero nell'incanto del mattino, splenderà glorioso e magnifico l'astro del Salvatore. Egli offrirà ad un'umanità (ai sopravvissuti del genere umano) prostrata, immiserita e disperata, la risoluzione per ogni problema: energia non inquinante per tutti, cibo in abbondanza, sicurezza e pace. Naturalmente i suoi "miracoli" saranno trucchi da baraccone ed i suoi doni non saranno disinteressati. L'energia implicherà che ogni uomo diventi un terminale alimentato e controllato da un megacomputer centrale; gli alimenti saranno geneticamente modificati; la sicurezza e la pace saranno sinonimi di rinuncia ad ogni residua forma di libertà. Un superstato totalitario diverrà un invadente ed onnipresente Briareo dalle cento braccia, diventerà un mostruoso Argo dai cento occhi (gli occhi delle telecamere-spia). Infine il superstato pretenderà l’atto finale di sottomissione, come in 1984.

Tutto ciò potrebbe accadere per mezzo di Gog e Magog, ossia i popoli che nella Bibbia, nel Corano ed in altre tradizioni posteriori, raffigurano le nazioni orientali (Russia, Cina...).

Chiarito ciò, è meglio diffidare di chi decanta le inesistenti virtù di Putin e Medvedev, dipinti come due statisti buoni, solleciti del bene collettivo, disinteressati, amanti della pace, fautori della democrazia. Chi li dipinge così è un... ; chi sostiene che, tutto sommato, la Russia è la nazione su cui fare assegnamento per un futuro di libertà e di giustizia, è uno sprovveduto. Non esistono i buoni ed i cattivi, ma solo i cattivi ed i cattivi mascherati da buoni, come durante il Secondo conflitto mondiale, quando sia il Tripartito (Italia, Germania, Giappone), i “cattivi”, sia gli Alleati, i “buoni” erano finanziati dalla stessa élite di guerrafondai Ecco spiegato dunque perché l’orso russo non è un mansueto agnellino.

La Russia è all'avanguardia nelle armi elettromagnetiche e psicotroniche; usa le scie chimiche per manipolare il clima, per avvelenare e condizionare la popolazione, esattamente come gli stati della N.A.T.O.; impiega sofisticati e diabolici sistemi di sorveglianza (anche insetti-spia); si avvale della psicopolizia; reprime in modo feroce dissidenti ed etnie che rivendicano diritti civili; ha adottato un selvaggio modello economico liberista; non rispetta l'ambiente; ha collaborato e coopera con gli Stati Uniti in sperimentazioni di dispositivi elettrodinamici (Caronia)...

Intendiamoci: gli U.S.A. sembrano avviati a diventare il Quarto Reich, ma non sarà la Russia a salvarci dalla dittatura planetaria.

A questo punto, la prossima volta in cui leggerete gli articoli di colui, sappiate che è un...

Ognuno poi la pensi come vuole: chi vivrà vedrà. Si può solo consigliare di allacciare molto bene le cinture, perché stiamo forse salendo per una folle corsa sulle montagne... russe.