"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
* * *

Stavo cercando Dio...

Stavo cercando Dio ma mi sono fermato un momento, perché la mente continua ad inquinare la fede, a confondere ogni labile convinzione costruita. Un’amara constatazione che si consolida maggiormente quando poi consideri che analogamente l'uomo, con il suo pensiero ed il suo agire, ha spesso condizionato l’intera umanità. Da questo punto di vista sì che sono d’accordo con la ricorrente affermazione “noi stessi siamo creatori”… ma dubito che si tratti di una facoltà divina.

Gesù è l’esempio vivente di come una singola persona sia stata in grado di influenzare intere popolazioni, passando ai posteri come colui che ha tentato di indicare all'umanità il come rimanere in sintonia con la grande opera di Dio e quindi “sperare” nella salvezza dell’anima. Salvezza che può benissimo essere rappresentata dal semplice fatto che la sua memoria è rimasta per sempre radicata sulla Terra, per le future discendenze. La nostra specie va avanti evolvendosi ed è innegabile che questo avviene anche grazie a ciò che di positivo abbiamo nel tempo creato: sinceramente, non vi basterebbe forse sapere che questa potrebbe essere la vostra resurrezione? Ma noi andiamo cercando la salvezza altrove perchè siamo certi che si tratti di ben altra cosa, convinti che il nostro premio non può limitarsi solo a questo! E poi, perchè si dovrebbe operare una intera vita per tentare di radicare un’idea talmente lontana dalla visione moderna della vita.
La nostra è da sempre un’esistenza fatta di sofferenze, di nazioni che continuano ad adoperarsi in guerre sempre più cruente, di gente ridotta alla miseria e bambini che muoiono per banali malattie, di popoli sottomessi e schiavizzati per meri scopi economici; di famiglie incitate a spendere più delle loro capacità e prigioniere del denaro e dei loro debiti. Uomini offuscati, pieni di pensieri negativi, pessimistici e catastrofici. Pensieri che si creano di continuo e che si moltiplicano all’infinito… altro che Karma.

Credo sì alle energie che si muovono e governano i diversi piani dimensionali ma ho l’impressione che quest'ultimi siano esclusivamente abitati da entità che nulla hanno a che vedere con l’uomo e con il suo essere principale attore di una esistenza su una Terra bella, piena di colori e di svariate forme di vita... per lo più pienamente visibili. Mi sento di poter affermare questo dopo la lettura di alcuni versi concordanti nel punto che "nè Dio, nè suo Figlio si mostreranno direttamente a noi. E mai ci sarà il ritorno di un nuovo Messia." I contorni e gli ambienti ove si predica che egli sta per tornare, ma non solo questo,
spesso appare ambiguo, suscita non pochi sospetti e qualche volta affonda radici in terreni occulti ed esoterici. Non siamo forse stati messi in guardia dall’Anticristo e da chiunque si mostri a noi anche sotto forma di Luce ?

Sappiamo tutti quanto queste energie siano potenti; c'è chi ne fa una ragione di vita ma sono enormenente di più le persone che si cimentano ad attrarle inconsapevolmente. E se da una parte dilagano vecchie e nuove sette e religioni, dall’altra riprendono vigore profezie e castronerie di ogni genere, alcune dimenticate, alcune mai sentite prima, altre ancora diventano oggetto di nuove interpretazioni che, incredibilmente, si associano perfettamente ad ogni nefandezza commessa dall'uomo. Altre
ttanto facilmente dilagano capi di stato, papi e politici posseduti, che incarnano satana o che mutano d'aspetto trasformandosi in spregevoli esseri alieni.

Il risveglio deve sì avvenire ma ammettete che non può che iniziare smettendo di dare forza a tali energie; è necessario che ognuno di noi si adoperi a sviluppare pensieri positivi, cercando di riscoprire l’unica vera ragione della nostra presenza sulla Terra. Certo, non siamo più ciò che avremmo dovuto essere ma abbiamo ancora degli esempi che possono farci ricordare cosa sia la genuinità dell'anima, riscontrabile nei nostri bambini; cosa sia la naturale libertà di cui godono gli animali, la bellezza rigogliosa della natura, la beatitudine della gente umile.

Discorso a parte meritano "i potenti della Terra" che, come realmente credo, hanno sempre agito nell’ombra guidati esclusivamente da interessi economici, dalla bramosia di potere e di controllo di tutto e tutti; essi hanno buoni motivi per dire che domineranno presto l’intera umanità, dato che la loro maggiore forza siamo proprio noi, popolo bue, inetto e succube.

Discorso a parte meritano i veri alieni, o più propriamente gli UFO. Ho veramente grandi difficoltà a capire come mai tanta gente non arrivi ancora ad intuire che, le loro tecnologie, sono state acquisite da anni da chi di dovere. E queste stesse tecnologie, così come lo stesso fenomeno UFO, sono oggi il mezzo più semplice per incutere moderne paure. Presto, come già da molte parti si discute, potrebbe verificarsi una invasione aliena in grande stile, per forzare l'instaurazione di nuovi governi globali con poteri più ampi, o per giustificare lo sviluppo di irrinunciabili piani spaziali - che ovviamente avranno ben altri scopi. Riguardo alla riorganizzazione del sistema Terra, sempre più popolato, con troppe bocche da sfamare e fonti primarie sempre meno disponibili, ci sta già pensando altro!!!
Insomma, scopi decisamente più biechi di quelli che siamo abituati a vedere.
Gli alieni esistono, non dobbiamo avere la stupida presunzione di essere gli unici esseri nell’intero cosmo, ma dubito che si essi si facciano realmente vedere senza averne un pressante motivo. La cosa che ci deve consolare è che non hanno intenzioni belliche, perchè se così fosse lo avrebbero già fatto... ma che qualcuno arrivi addiruttura a predicare che verranno a salvarci in nime di Dio, la ritengo un'ipotesi veramente poco credibile.
E’ anche molto probabilmente che siano tra di noi, in maniera che a noi può risultare inconcepibile… sfruttando la smaterializzazione o perchè anch'essi entità eteree.

E discorso a parte meritano anche i cicli, gli eventi astronomici ed il cosmo che, nella sua pressocchè immutevole presenza, trova fortunatamente puntuali riscontri scientifici. Se così non fosse, col cavolo che potremmo mandare in giro satelliti. In questi tempi si parla con frequenza e preoccupazione di strani e repentini cambiamenti su alcuni pianeti del sistema solare, Terra inclusa; una o due persone si azzardano a collegare tali fenomeni all’influenza che starebbe esercitando un pianeta misterioso che, dopo un lunghissimo periodo, torna a farsi vivo all’interno del nostro sistema solare. Questo, per conoscenze tramandate storicamente da antichi popoli, si dice che sia portatore di grandi distruzioni. Altri preferiscono dire di purificazione. Altri ancora di rinascita. Davanti alla chiara e ferma negazione da parte di tutti gli scienziati, nel frattempo, chi può, si è già prodigato a costruire basi sotterranee, banche di sementi e di dna per garantirsi la
sopravvivenza. Ma da dove deriva la convinzione che queste non potranno essere distrutte, non si sa!

I nostri antenati ci hanno in qualche modo tramandato una possibile verità e se questa verrà confermata, certamente dovremmo riscrivere buona parte della nostra storia perchè finalmente sapremo cosa ha segnato il passaggio di determinate ere e cosa ha influenzato interi culti e religioni. Presto sì che il velo cadrà!

Ma se vogliamo continuare ad essere obiettivi, se è vero che di era in era la bontà di Dio ha pur sempre consentito il perpetuarsi della vita, nulla ci vieta di pensare che anche questa volta potrà accadere lo stesso. Mai come adesso la terra è stata così densamente popolata e questo depone certamente a favore della salvezza dell’umanità, essendo innegabile una maggiore possibilità che almeno un gruppo di uomini e donne possa sopravvivere. Spero soltanto che ne rimangano alcuni dotti e di buona fede, pronti a testimoniare e tramandare alle future generazioni la pura e semplice verità su ciò che si diceva di essere stato e su ciò che poi realmente fu.

Nando

I Mandei

I Mandei (o Cristiani di San Giovanni) sono gli appartenenti all'unica comunità religiosa di origine gnostica tuttora esistente. Tracce della loro esistenza si trovano in documenti risalenti al III secolo. Oggi si stima che i Mandei siano circa 60.000. Essi vivono principalmente in Iraq ed in Iran meridionale. Circa 20.000 di loro, invece, vivono in Europa occidentale, Australia, Stati Uniti, Canada e Nuova Zelanda, mentre alcune migliaia vivono come profughi in Siria ed in Giordania. La loro lingua è un dialetto aramaico, simile all'aramaico del Talmud babilonese. Esiste anche una forma moderna di Mandeo, che è parlata solo dai Mandei della provincia del Khusistan in Iran.
Alcuni studiosi suppongono che i Mandei derivino da una setta di origine medioorientale, i Nazorei che durante le repressioni del I secolo, dopo la distruzione di Gerusalemme, scappò verso la città siriana di Harran. Qui si scontrò con i primi cristiani e dovette lasciare la regione per rifugiarsi nella Babilonia meridionale. Altri studiosi, invece, pensano che i Mandei siano originari della Mesopotamia, la fertile regione sita tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Altri ancora arrivano a supporre che la setta fu fondata da Giovanni Battista o, quantomeno, dagli Esseni. Questo dubbio sulle loro origini divide gli studiosi sulla loro collocazione, infatti alcuni pensano che il Mandeismo sia una eresia cristiana dei primi secoli, altri pensano che sia una gnosi precristiana, ed un terzo partito è convinto che il loro sistema si fondi su un sincretismo tra elementi cristiani, giudei e manichei.

È storicamente accertato, invece, che, con l'arrivo degli arabi in Mesopotamia nel 636, ai Mandei fu inizialmente riconosciuta una certa autonomia, in quanto identificati con i misteriosi Sabei, citati dal Corano; ma poi, poiché per la maggioranza dei musulmani i Mandei non fanno parte delle "religioni del libro" (ebrei, cristiani, musulmani), essi non furono più tutelati e per poter sopravvivere, dovettero emigrare nella regione paludosa del Marsh, dove sono sopravvissuti fino ad oggi.

L'ascesa al potere di Saddam Hussein nel 1979 inaugurò un nuovo periodo di soprusi verso i Mandei, che culminò dopo la Prima Guerra del Golfo. Tra il 1991 ed il 1993 il regime baathista iracheno soffocò nel sangue le ribellioni delle popolazioni sciite dell'Iraq meridionale. Con l'occasione il dittatore colpì anche la comunità mandea, disperdendola e distruggendone tutti i luoghi di culto.

Il Mandeismo è una religione monoteista. Il suo è un sistema basato sostanzialmente sul dualismo gnostico: la contrapposizione tra un dio supremo del Mondo del Bene e della Luce (Haiyê Qadmayê), circondato da angeli (Uthrê), dei quali il più importante è Manda d-Haiyê (Gnosi di Vita), e il mondo delle Male e delle tenebre, abitato da demoni, il cui capo è Ruha, lo spirito malvagio.
L'uomo vive nel mondo delle tenebre, che però abbandona nel momento della morte. Dopo la morte, ogni anima passa attraverso degli stadi intermedi fino ad arrivare al regno della luce. Seconda la tradizione mandea, arriverà un messaggero che traghetterà le anime dal mondo dell'oscurità al regno della luce e questo sarà il segnale per la fine del mondo delle tenebre. Al termine esisterà solo il regno della luce e il tempo della sofferenza si sarà esaurito.

I Mandei hanno per esempio in comune con l'ebraismo le figure di Adamo ed Eva, ma per loro Eva non nacque da una costola di Adamo, bensì fu un regalo del dio del regno della Luce per Adamo. Similmente ai cristiani, i Mandei celebrano la domenica, ma soprattutto il battesimo (Masbütä). Inoltre, come in quasi tutte le sette gnostiche, separano il Gesù terreno (Ishu Mshiha), considerato un impostore e smascherato dall'angelo Anosh Uthrà, dal Cristo spirituale, il Manda d-Haiyê, battezzato la prima volta da Iuhana Masbana (San Giovanni Battista) nel Giordano.

I testi sacri dei Mandei sono il "Tesoro" (Ginza Iamina) o "Grande Libro", "Il libro di Giovanni Battista" (Drashia d-Yahia) e il "libro canonico delle preghiere". Il "Ginza Iamina" è stato tradotto nel 1925 dallo studioso di religioni tedesco Mark Lidzbarski. Le loro cerimonie più importanti sono il funerale, la festa dei morti e il battesimo. Non esiste alcuna norma che proibisca ai credenti di convertirsi ad un'altra religione o che impedisca o imponga a credenti di altre religioni la conversione al Mandeismo. Un Mandeo, però, perde l'appartenenza alla propria comunità religiosa attraverso il matrimonio. Altri importanti pilastri della religione mandea sono la preghiera, il digiuno e il prendersi cura degli altri.

Per i Mandei, Giovanni Battista fu l'ultimo dei profeti e come tale battezzò il Cristo spirituale, pertanto la cerimonia del battesimo si ispira ai battesimi da lui celebrati. Ogni Mandeo viene battezzato più volte, ma l'ottimo sarebbe ricevere il battesimo ogni domenica poiché, secondo la concezione mandea, durante la cerimonia del Masbütä ci si avvicina al regno della luce sempre di più. Grazie alla tripla immersione rituale, il battezzato viene purificato dai peccati commessi ed entra in contatto col mondo della luce permettendo la guarigione dalle malattie e la cacciata dei demoni.
Il battesimo mandeo viene celebrato presso acque correnti, sempre chiamate Giordano (Yardna). Il candidato, vestito con un abito bianco formato da sette pezzi viene guidato in acqua dal sacerdote ed immerso per tre volte. Durante il rito, la vita si ferma per un istante e, dopo il battesimo, riprende a scorrere con nuovo vigore.

Gli insegnamenti esoterici di Gesù

Il tema degli "insegnamenti segreti" percorre una parte importante della tradizione dell'esoterismo e dell'occultismo. Entrambi i termini - con qualche prodromo settecentesco - hanno cominciato a essere utilizzati nei senso oggi corrente nell'Ottocento. In genere si ritiene che "occultismo" indichi gli aspetti più pratici e tecnici di un sapere simbolico e misterico chiamato "esoterismo"; ma sull'uso dei termini non vi è certamente accordo neppure fra gli specialisti. Ai nostri fini sembra importante distinguere fra tre fenomeni o livelli diversi:

- l'esoterismo propriamente detto, come pensiero che percorre la storia dell'Europa e dalle sue radici gnostiche, cabalistiche ed ermetiche si manifesta nel pensiero di autori come Jacob Boehme (1575-1624), Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803), René Guénon (1886-19.51), e che ha influenzato la cultura, l'arte e la filosofia occidentale in un modo più profondo di quanto spesso non si creda.
- la magia popolare: l'insieme di credenze che sostiene i maghi, gli indovini, le cartomanti e la loro clientela - che riprende alla lontana, e in forma estremamente semplificata e volgarizzata, alcuni temi della tradizione esoterica;
- in una posizione intermedia, il mondo dei "nuovi movimenti magici", gruppi, società e "ordini" occulti strutturati e organizzati in un modo simile ai nuovi movimenti religiosi, salvo che l'esperienza che propongono non è propriamente religiosa ma, appunto, magica.

A livelli naturalmente diversi il tema degli "insegnamenti segreti" si ritrova, peraltro, in tutti questi mondi. Se la cultura esoterica europea del Settecento rifletteva su presunti "sensi nascosti" della Bibbia, perfino la "Maga Krishna", indovina e cartomante delle televisioni private piemontesi, parlava nel 1992 di "veri insegnamenti di Gesù Cristo, nascosti in archivi segreti". Particolarmente nel mondo dei "nuovi movimenti magici" è all'opera, a proposito degli "insegnamenti segreti", il fenomeno che lo studioso olandese Reender Kranenborg ha chiamato "tradizione cumulativa dell'esoterismo" per cui, dal momento in cui una nuova tesi o dottrina viene presentata come parte degli "insegnamenti segreti", tutti i successivi movimenti magici incominciano a parlarne (mentre non si ritrova nei movimenti precedenti). Così, per esempio, l'idea secondo cui Gesù avrebbe soggiornato in India viene lanciata nel 1894 con l'opera dell'ebreo russo Nicholas Notovitch "Il vangelo buddista della vita di Gesù". "Tutte le storie su Gesù in India - osserva Kranenborg - hanno una data successiva al 1894. A partire da quell'epoca ritroviamo questa tradizione ovunque, e la vediamo comparire in messaggi dell'altro mondo: ma prima dei 1894 non si sapeva nulla di questa idea". In altre parole, ogni nuovo movimento magico che presenta una sua versione degli "insegnamenti segreti" comincia con il presentarne come parte integrante tutti gli elementi che sono stati proposti da movimenti magici precedenti.

LE SETTE CRISTIANE:
La parola "setta" è oggi piuttosto inflazionata, e senz'altro inadeguata per descrivere tutta la lussureggiante varietà dei nuovi movimenti religiosi. Viene tuttavia di solito conservata, anche nella letteratura scientifica, per identificare un gruppo particolare di movimenti religiosi di origine recente: quelli che, partendo da un retroterra cristiano, se ne allontanano, creando "nuove tradizioni religiose". Benché le principali "sette" di origine cristiana siano nate nell'Ottocento, gruppi simili che a un retroterra cristiano aggiungono elementi estranei e nuove rivelazioni - sono apparsi anche nel nostro secolo, e ancora negli ultimi decenni, come è il caso del già citato movimento Vita Universale.
Non tutte le "sette" cristiane si servono del tema degli "insegnamenti segreti". Molti (come i Testimoni di Geova) dichiarano di affidarsi alla Bibbia, naturalmente interpretata (e spesso manipolata) sulla base delle loro convinzioni [e dei testi della Torre di Guardia, ndr]. In altri casi, invece, il tema degli "insegnamenti segreti" è presente. Nella maggiore "setta" cristiana per numero di aderenti - la Chiesa Mormone, che ha superato nel 1992 gli otto milioni di membri - il tema assume un profilo peculiare. L'ottavo "articolo di fede" della Chiesa Mormone recita: "Noi crediamo che la Bibbia è la parola di Dio, per quanto tradotta correttamente [...]". "Credo nella Bibbia - affermava il fondatore del Mormonismo, Joseph Smith (180.5-1844) com'era uscita dalla penna degli autori originari."
Traduttori ignoranti, copisti sbadati o preti maliziosi e corrotti hanno commesso molti errori". Per il fondatore del Mormonismo era "evidente che molti punti importanti che riguardano la salvezza degli uomini erano stati tolti dalla Bibbia, o perduti prima della compilazione".
Ritorna qui il tema degli "insegnamenti segreti" in quanto, secondo il "profeta" mormone, parole ed eventi necessari per la salvezza potrebbero "non essere stati annotati del tutto nei tempi antichi" o comunque "non essere mai stati trascritti nella Bibbia". È in questo senso, secondo il maggiore specialista mormone dell'argomento, Robert J. Matthews, che Smith menzionava, accanto agli elementi "tolti dalla Bibbia", gli altri "perduti prima della compilazione". Joseph Smith si accinse, in parte, a ricostruire gli "insegnamenti perduti" attraverso la straordinaria impresa a una nuova "traduzione" della Bibbia, che non deve tuttavia essere intesa come un lavoro di studio o filologico.

L'opera - rimasta incompiuta e pubblicata originariamente da un gruppo mormone scismatico, la Chiesa Riorganizzata, ma oggi accolta anche dalla Chiesa Mormone maggioritaria - non era neppure "una registrazione semplice e meccanica di un dettato divino, ma piuttosto un processo di studio e di meditazione, accompagnato e favorito da una rivelazione del Signore". Nel Mormonismo contemporaneo - che conta nelle sue fila specialisti universitari di Sacre Scritture piuttosto preparati e agguerriti sul piano tecnico - il concetto di "traduzione" (da cui nascono vari testi sacri rivelati dal loro profeta) è del resto sempre "dinamico", e sta a metà fra la semplice riflessione e il recupero di una tradizione perduta grazie a una nuova rivelazione dall'Alto. Così, il rapporto con la Bibbia non è soltanto letterale, e presso i Mormoni, come presso altre "sette cristiane" ritorna il tema degli "insegnamenti segreti", sia pure con un profilo diverso rispetto all'esoterismo.

I GRUPPI ORIENTALI:
Nel secondo dopoguerra l'idea secondo cui Gesù avrebbe trasmesso agli apostoli una serie di "insegnamenti segreti" (particolarmente in tema di reincarnazione) è stata diffusa da una serie di nuovi movimenti religiosi di origine orientale. Tra i imovimenti di origine indiana la tesi degli "insegnamenti segreti" si ritrova, per esempio, nella Self-Realization Fellowship di Paramahansa Yogananda (1893-1952), fra gli Hare Krishna, fra i cosiddetti "arancioni" (anche se hanno ora abbandonato le vesti di questo colore) di Bhagwan Shree Raineesh (1931-1990) e fra i seguaci di Sathya Sai Baba.
Un'analisi dei testi di questi movimenti ci convince tuttavia rapidamente che non si tratta di spunti tipicamente indiani, ma di importazioni dalla letteratura esoterica occidentale. È vero che il tema della formazione di Gesù in India e degli "insegnamenti segreti" era stato diffuso nel subcontinente indiano dal movimento scismatico islamico Ahmadiyyat, fondato da Mirza Ghulam Ahmad (1835 o 1839-1908); ma è probabile che Ahmad conoscesse e ripetesse le storie su Gesù in India del "vangelo buddista" di Notovitch. Gesù è "uno fra i tanti maestri" nella storia dell'umanità anche per alcune delle vivaci nuove religioni che vengono dal Giappone, fra cui Sukyo Mahikari, fondata da Kotama Okada (1901-1974). Per quest'ultimo movimento - secondo una rivelazione che ha indotto Mahikari a riconsiderare una tradizione giapponese - Gesù Cristo non si sarebbe formato in India, ma in Giappone; sfuggito alla crocifissione (al suo posto sarebbe stato crocifisso il fratello minore!) e tornato in Giappone sarebbe morto all'età di 118 anni e sarebbe seppellito a Herai.

Per Mahikari "non c'è dubbio che la Bibbia sia un libro sacro e valido che contiene alcuni insegnamenti di Gesù Cristo" ma "è altrettanto chiaro che la Bibbia contiene pure molti errori che sono stati introdotti, volontariamente o meno, da altre persone durante i secoli". "Gran parte del messaggio originario di Gesù non è stato trascritto del tutto nella Bibbia" ma "a poco a poco negli ultimi due secoli gli studiosi hanno raccolto frammenti di racconti e opinioni su Gesù che contraddicono i dogmi della Chiesa così come ci sono più noti oggi". Benché le origini di questa leggenda giapponese siano più difficili da determinare con precisione, sembra che essa abbia cominciato a diffondersi dopo le speculazioni di Notovitch e di altri su Gesù in India, e in ogni caso Mahikari è stato influenzato, su vari punti, da movimenti esoterici occidentali.

NEW AGE:
Il New Age non è una "setta" o un movimento unitario a cui si "aderisca", ma è piuttosto un network o una costellazione di gruppi diversi uniti dall'attesa di un'epoca nuova di grandi trasformazioni e da alcune credenze comuni, fra cui la natura ultimamente "divina" dell'uomo e la reincarnazione.
Il New Age è emerso agli inizi degli anni Sessanta - prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti - come movimento di risveglio all'interno di una specifica tradizione magico-esoterica, quella della Società Teosofica, fondata nel 1875 a New York da Helena Blavatsky (1831-1891), e dei suoi scismi, in particolare lo scisma guidato da Alice Bailey (1880-1949). Giacché il tema degli "insegnamenti segreti" di Gesù era stato accennato dalla Blavatsky e figurava in modo prominente negli insegnamenti della Bailey - in particolare nell'opera From Bethlehem to Calvary del 1937 - non e sorprendente che riemerga anche nel New Age.

Più in generale il New Age è il luogo di confluenza di una serie di tendenze e di influenze diverse - dalla nuova religiosità orientale alla Teosofia, dall'occultismo a temi tipici dei nuovi movimenti religiosi di origine cristiana - e molte di queste fonti accennano o sviluppano il tema degli "insegnamenti segreti". Il New Age si è incaricato di renderlo estremamente popolare, moneta corrente - sia pure in versioni spesso semplificate e rozze - negli ambienti giovanili di molti paesi.

CRISTOLOGIA:
Che cosa contengono gli "insegnamenti segreti"? Ogni gruppo, ogni movimento, ogni conventicola esoterica naturalmente ha una sua versione diversa. Emergono, tuttavia, alcuni tratti comuni. La cristologia rivisitata dagli "insegnamenti segreti" si arricchisce, così, di elementi di fatto e di dottrina. Da un punto di vista fattuale, gli "insegnamenti segreti" - come già i vangeli apocrifi - cercano di ricostruire artificiosamente gli anni della vita di Gesù di cui i Vangeli non ci parlano, fra l'infanzia e l'inizio della missione pubblica.
In genere - sulla scia di Notovitch e di altri autori ottocenteschi - collocano, come abbiamo visto, questi anni in Oriente: in India, in Tibet, in Giappone. Giacché le versioni "indiane" sono più conosciute - e insieme proposte da movimenti che, negli ultimi anni, appaiono in declino - vale la pena di dare ancora qualche cenno sulla versione "giapponese" diffusa fra i nuovi movimenti religiosi del Sol Levante sulla base dei cosiddetti "documenti Takenouchi" (una collezione di documenti raccolti dalla famiglia Takenouchi, esponenti della quale hanno occupato posizioni di rilievo nella gerarchia sacerdotale shintoista). Secondo questa versione, Gesù Cristo sarebbe nato nel 37 a.C., forse in Palestina, ma si sarebbe formato in India e in Cina prima di sbarcare in Giappone dove avrebbe ricevuto la formazione definitiva presso santuari shintoisti. L'imperatore Suinin (29 a.C. - 70 d.C.) gli avrebbe conferito la missione di portare la verità dell'Oriente agli Ebrei.

Come abbiamo accennato Gesù - condannato a morte dai Romani che non comprendevano le dottrine giapponesi di cui era portatore - non sarebbe morto sulla croce, perché il fratello Isukiri si sarebbe sacrificato al suo posto. Sfuggito ai Romani, avrebbe intrapreso un lungo viaggio attraverso l'Africa, l'Asia centrale, la Cina, la Siberia, l'Alaska e le Americhe prima di ritornare in Giappone, dove sarebbe morto a Herai all'età di 118 (secondo altri 116) anni, lasciando anche un testamento che sarebbe stato scoperto nel 1934. Naturalmente, altri giurano che Gesù Cristo non è mai stato in Giappone, ma si è formato in India ed è sepolto non a Herai, ma nel Kashmir.
La cristologia degli "insegnamenti segreti" non si limita, peraltro, a elementi di fatto. Comprende anche una rielaborazione di quanto Gesù Cristo avrebbe insegnato su se stesso, che ruota attorno alla distinzione fra tre figure diverse e non coincidenti: "il Cristo", Gesù Cristo e il "Cristo futuro".

"Il Cristo" non sarebbe una persona, ma "un principio interiore" che si trova in ogni uomo come scintilla interiore divina che si tratta di riscoprire e coltivare. Questa scintilla, della stessa natura divina dell'Unità ultima dell'universo, costituisce il "Cristo Cosmico" (che - insegnano alcuni movimenti - si può decidere di chiamare "Buddha interiore": e una questione di mera preferenza culturale, giacché si tratta ultimamente dello stesso principio). Sorge, naturalmente, il quesito su quale relazione questo Cristo-principio abbia con il concreto e storico Gesù di Nazareth. La risposta dei sostenitori degli "insegnamenti segreti" è che Gesù di Nazareth, con il suo presunto magistero esoterico, ha mostrato agli uomini "il Cristo" in modo incomparabile ed eminente. Contraddicendo le Sacre Scritture, costoro affermano che Gesù di Nazareth non avrebbe affatto preteso di essere Dio, se non nel senso in cui tutti "siamo Dio", e non avrebbe neppure insegnato di essere "il Cristo", ma si sarebbe semplicemente presentato come qualcuno che "dimostra" il Cristo in modo speciale.
Infine, Gesù avrebbe anche annunciato un "Cristo futuro", un Maestro Universale che doveva venire [Gesù l'ha realmente annunciato, ma l'ha chiamato falso Cristo, e Anticristo, ndr]. Questa annunciata "seconda venuta del Cristo" non sarà, tuttavia, una riapparizione sulla terra di Gesù di Nazareth, ma piuttosto la discesa di un maestro della stessa statura di Gesù e di Buddha che tornerà per fare da levatrice al parto di un'era nuova.
Questa idea risale alla Società Teosofica, ed è stata largamente diffusa dalla teosofa scismatica Alice Bailey nel suo volume The Reappearance of the Christ del 1948.

Sulla scia di questo volume della Bailey molti fedeli degli "insegnamenti segreti" nel contemporaneo New Age attendono una prossima manifestazione del "Cristo" o, come altri dicono, del "Cristo-Maitreya" (giustapponendo in modo sincretistico il linguaggio cristiano e buddhista).

ECCLESIOLOGIA:
Gesù Cristo avrebbe fornito anche una serie di "insegnamenti segreti" sulla Chiesa, e avrebbe stabilito due gerarchie parallele: una exoterica, affidata a san Pietro, e una esoterica, affidata a san Giovanni. Sul destino della Chiesa "giovannea" i sostenitori degli "insegnamenti segreti", peraltro, si dividono fra loro. Secondo alcuni la Chiesa "giovannea" si sarebbe perpetuata in segreto, di iniziato in iniziato, fino ai giorni nostri.
Secondo altri sarebbe scomparsa ma avrebbe fatto in tempo a lasciare dei documenti scritti, dei "vangeli segreti" sulla base dei quali sarebbe possibile "risvegliarla" e continuarne, almeno su un piano ideale, la filiazione. Era questa la tesi della Chiesa Gioannita, fondata agli inizi del secolo scorso da Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838), il quale asseriva di essere venuto casualmente in possesso di due documenti dell'antica Chiesa di san Giovanni, l'Evangelicon e il Leviticon, trasmessi segretamente all'interno di famiglie nobili francesi, scomparsi nella tempesta della rivoluzione e miracolosamente ritrovati.

La Chiesa Gioannita - che non esiste più nella forma originaria, ma è confluita nella Chiesa Gnostica, alcune derivazioni della quale sono ancora esistenti - comincia a presentare un tema che non lascerà più la "tradizione cumulativa" dell'esoterismo: la Chiesa di san Giovanni sarebbe arrivata, di filiazione segreta in filiazione segreta, fino ai Templari, e sarebbe poi stata trasmessa segretamente in una prosecuzione occulta, ristretta ad alcune famiglie nobili, del disciolto Ordine del Tempio. Non manca neppure una versione più femminista di questa curiosa ecclesiologia: secondo la Ecclesia Gnostica Mysteriorum, diretta a Palo Alto (California) da un "vescovo" donna, Rosa Miller, gli insegnamenti di san Giovanni sarebbero stati affidati a Maria Maddalena, da cui originerebbe - di trasmissione in trasmissione - una linea segreta, tutta femminile, che arriverebbe fino ad alcune misteriose iniziate francesi che la avrebbero appunto trasmessa alla stessa Rosa Miller. Quella che è comune in tutte queste versioni, è l'idea che Gesù Cristo avrebbe fondato due Chiese: una puramente esteriore - la Chiesa che tutti conosciamo - e una "interiore", depositaria dei "veri insegnamenti" tenuti segreti.

ANTROPOLOGIA:
Gli "insegnamenti segreti" conterrebbero - se si prescinde da una serie di prolissi quanto generici richiami all'amore e alla pace universale - due presunte "verità fondamentali" sull'uomo, che la Chiesa avrebbe consapevolmente nascosto.
La prima "verità" è che l'uomo, letteralmente, è Dio. In un quadro monistico e panteistico ognuno di noi è portatore di una scintilla divina - "il Cristo" - che è della stessa natura e sostanza di Dio. Non tutti, naturalmente, sono consapevoli di essere di natura divina: la funzione delle Chiese "interiori" e dei gruppi esoterici (come delle antiche scuole gnostiche) è proprio quella di richiamare l'uomo alla sua vera natura, "dimostrando" il Cristo-principio così come aveva fatto Gesù. Il secondo "insegnamento segreto" si riferisce al destino dell'uomo e consiste nella dottrina della reincarnazione.
Qui, come abbiamo già accennato, la posizione di chi aderisce alla tesi degli "insegnamenti segreti" è radicale: Gesù Cristo e gli apostoli hanno insegnato la reincarnazione; se nei Vangeli ne rimangono poche tracce è perché la Chiesa li avrebbe modificati ed "espurgati". Come prova si adduce da una parte che molti fra i primi Cristiani sarebbero stati sostenitori della reincarnazione, dall'altra che il Concilio di Costantinopoli l'avrebbe condannata solo nel 523, prova che per i precedenti cinque secoli sarebbe stata tranquillamente insegnata. Da un punto di vista storico queste tesi sono semplicemente assurde, ma vengono costantemente ripetute in una vastissima letteratura popolare; qualche volta trovano credito anche presso cattolici poco informati.

San Paolo ha comunque posto sul loro cammino una pietra d'inciampo veramente difficile da superare, assicurando che "è stabilito per gli uomini che muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio" (Eb. 9,27). Per tutti i primi secoli della Chiesa sono frequenti le denunce dei Padri contro la dottrina della reincarnazione insegnata (anche se con un ruolo meno prominente nel loro sistema di quanto oggi spesso si creda) dagli gnostici. A fronte di questa testimonianza continua, unanime dei Padri contro la reincarnazione, l'ambiguità di alcuni testi isolati non costituisce neppure un indizio contrario - tanto meno una prova - e del resto può essere agevolmente spiegata nel contesto complessivo dell'opera dei Padri della Chiesa in questione.
Quanto al Concilio di Costantinopoli (II) del 523, non si è occupato affatto della reincarnazione. È vero che in occasione - o forse ai margini - di quel Concilio ci si è occupati di dottrine discutibili di Origene, ma queste riguardavano la preesistenza delle anime, una tesi che si trova spesso insegnata insieme a quella della reincarnazione, ma ne rimane logicamente distinta.

Nel caso di Origene, poi, accanto a brani ambigui - e riportati diversamente da fonti diverse - sulla preesistenza delle anime, ne troviamo altri chiarissimi che condannano la reincarnazione. Le prove sono dunque schiaccianti: le Scritture, i primi cristiani, i Padri si sono espressi ripetutamente contro la reincarnazione nel loro insegnamento pubblico. Per sostenere qualche cosa di diverso bisogna, ancora una volta, tornare all'ipotesi di "insegnamenti segreti" privati che non completino, ma contraddicano gli insegnamenti pubblici anche su questo punto essenziale.

INTERPRETAZIONI:
Un altro tipo di "prove" cerca di convincere il cristiano partendo da un dato che condivide con il suo interlocutore "esoterico": la convinzione che i Vangeli - i quattro Vangeli canonici - siano effettivamente documenti attendibili sugli insegnamenti di Gesù Cristo. Gli "insegnamenti segreti" sarebbero lì, nascosti fra le righe dei testi per chi sappia interpretarli. Ora, è certamente vero che i Vangeli sono aperti a una pluralità di letture.
È anche vero che la Chiesa ha sempre parlato di un "senso spirituale e simbolico della Scrittura". Il problema, tuttavia, è se l'interpretazione può essere infinita: se un testo - per dirla con Umberto Eco - "è un universo aperto dove l'interprete può scoprire infinite connessioni" e chiunque può "sovrapporre la propria intenzione di lettore all'irraggiungibile e perduta intenzione dell'autore". Il problema è se le interpretazioni di un testo siano così illimitate da permetterci di sostenere anche che afferma il contrario di quello che, secondo la sua interpretazione più normale, vuole dire.

San Paolo afferma che si nasce e si muore una volta sola. Possiamo esercitarci in molti tipi di esegesi su questa affermazione: ma se la trasformiamo nel suo contrario, sostenendo che il testo nasconde esotericamente l'opposto di quello che dice, cioè la dottrina della reincarnazione, siamo usciti dall'interpretazione e ci muoviamo, più che in una "semiosi ermetica", in una lettura impazzita che, se applicata al linguaggio comune, distruggerebbe le possibilità di comunicare fra gli uomini, precisamente come avviene in certe forme di malattia mentale.

Non si tratta, quindi, di scoraggiare le ricerche sul "senso spirituale e simbolico" della Scrittura (che maliziosamente, in chiave razionalista, si pretende talora di confondere con le aberrazioni della "semiosi ermetica"), ma di rendersi conto - molto semplicemente - che se i testi (e il linguaggio) possono essere interpretati all'infinito, possono dire tutto e il contrario di tutto, scompare la possibilità di comunicare, ma scompare anche la possibilità di fornire "prove" delle proprie tesi. Neppure questa strada sembra quindi particolarmente promettente per chi tenta di offrirci "prove" degli "insegnamenti segreti".

NUOVE RIVELAZIONI:
Se dunque a sostegno degli "insegnamenti segreti" non vi sono né prove storiche né prove esegetiche, rimane la possibilità di cambiare radicalmente le carte in tavola, o forse di rovesciare il tavolo. I fedeli degli "insegnamenti segreti" possono sempre ispirarsi a René Guénon e alla sua negazione di ogni valore delle "prove" di carattere storico. Secondo Guénon occorre condannare formalmente "ogni tentativo d'applicazione del metodo storico a tutto quanto abbia carattere metafisico: la prospettiva metafisica stessa si oppone in modo radicale al punto di vista storico, o cosiddetto storico, e in tale opposizione è da vedere non una mera questione di metodo, ma anche e soprattutto, che è molto più grave, una vera questione di principio".
Da un punto di vista pastorale quando si ha a che fare con i sostenitori degli "insegnamenti segreti" occorre sempre tenere presente che per molti di loro, paradossalmente, l'assenza di "prove" nel senso moderno del termine costituisce una "prova" che ci si trova di fronte a dottrine che, per loro natura, si sottraggono alla presa del mondo moderno positivista e "scientifico" e meritano quindi attenzione e rispetto. Queste affermazioni non significano però che ci si affidi a semplici affermazioni "gratuite" (che, secondo l'adagio scolastico, potrebbero essere rifiutate altrettanto gratuitamente, e che comunque potrebbero coesistere con altre affermazioni gratuite di segno opposto).

Anche il più accanito dispregiatore delle "prove" di tipo storico o "scientifico" si fida di qualcosa - o di qualcuno. Se ci si fida di un maestro che propone le tesi degli "insegnamenti segreti" sulla base di una "tradizione" o di una interpretazione della Scrittura, si ritorna - nonostante le proteste in senso contrario - ai due casi precedenti. Sarà lecito chiedere al maestro dove sono i documenti che attestano il carattere antico e "tradizionale" degli insegnamenti che presenta, e chiedergli le ragioni della sua esegesi. Diversamente si avrà tutto il diritto di non prestargli fede, per quanto si possa trattare di un personaggio carismatico o affascinante.
Ma in realtà, nella maggior parte dei casi, la "prova" consiste in una vera e propria nuova rivelazione al maestro o al fondatore del movimento. Questi personaggi affermano che Gesù Cristo aveva trasmesso ai discepoli una serie di insegnamenti segreti; giacché questi sono andati perduti - o le tracce che ne rimangono sono troppo scarse - Dio (o "il Cristo") li rivela di nuovo a un interprete privilegiato, a cui assicura - sempre per rivelazione - che si tratta proprio di quegli stessi "insegnamenti segreti" che Gesù aveva trasmesso agli apostoli quasi duemila anni fa.

È questo il caso degli "insegnamenti segreti" diffusi da Vita Universale: sono gli stessi, ci si assicura, che Gesù aveva dato agli apostoli, ma li conosciamo perché Dio, quasi giorno per giorno, li rivela direttamente oggi a Gabriele Wittek, la "profetessa" tedesca che ha fondato il movimento.
Così, nella Chiesa dell'Unificazione, la verità sui Vangeli viene restaurata non tramite una ricognizione esegetica del loro significato, ma tramite un intervento diretto di Dio che si rivela al reverendo Sun Myung Moon. E oggi - che a parlare siano Dio, la Madonna, "il Cristo", Gesù, gli angeli o gli extraterrestri - le nuove rivelazioni sorgono a getto continuo, dovunque: e molto spesso si presentano come strumento per ricostruire gli "insegnamenti segreti". Le "nuove rivelazioni", beninteso, richiedono soprattutto un atto di "fede": o ci si crede o non ci si crede. Ai non cristiani si può soltanto raccomandare prudenza, ricordando che - se la fede supera ultimamente la ragione - può e deve essere concessa o negata a partire da preamboli razionali, che rendono l'atto di fede almeno non irragionevole. Si deve esaminare ogni nuova rivelazione nel suo contesto, nel carattere morale di chi la propone, nella sua coerenza interna, nei suoi frutti.

Per chi, invece, è cristiano il problema si pone in termini diversi. Se la "nuova rivelazione" - come avviene quando evoca gli "insegnamenti segreti" - contraddice la Rivelazione di Dio, sappiamo già con certezza che non può venire da Lui. "Se anche noi stessi o un angelo dal Cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema" (Gal. 1,8). [Qui la chiesa cattolica dovrebbe applicare senza ipocrisia il principio biblico anche alle sue "rivelazioni private", dalle apparizioni di Fatima o di Lourdes alle visioni ed esperienze di santi canonizzati, che essa riconosce e perfino raccomanda. Trattandosi di insegnamenti extrabiblici, ricevuti peraltro tramite canali che la stessa Scrittura condanna, la Chiesa Cristiana fedele solo a Dio non li accoglie ma anzi li rigetta su base scritturale, ndr].

L'unicità della Rivelazione pubblica è un segno caratteristico e distintivo del cristianesimo, a cui non si può rinunciare senza rinunciare al cristianesimo stesso. D'altro canto, il fatto stesso che si debbano invocare nuove rivelazioni mostra nel modo più evidente l'assenza totale di "prove" - nel senso tecnico e proprio - sia del contenuto che si vorrebbe attribuire agli "insegnamenti segreti", sia dell'esistenza stessa di tali insegnamenti.

CONCLUSIONE:
Se le prove della tesi contraria mancano completamente - si sarebbe tentati di dire clamorosamente - la conclusione si impone: la Chiesa Cristiana non ha nascosto agli uomini nessun "insegnamento segreto" di Gesù Cristo.
Gli "insegnamenti segreti" che di tanto in tanto compaiono nei luoghi più diversi sono semplicemente delle contraffazioni prodotte per stuzzicare la curiosità della gente. Gesù stesso, del resto, aveva affermato: "Non ho mai detto nulla di nascosto" (Gv 18,20), e proprio questa sua affermazione va intesa nel senso più letterale. Se il cristianesimo si riduce ai soli elementi simbolici - come vogliono gli adepti degli "insegnamenti segreti" - degenera in gnosticismo.

Il cristianesimo autentico, quello biblico, propone invece ancora oggi il suo messaggio di salvezza, senza segreti, agli uomini e alle donne di tutto il mondo, affinché ciascuno possa conoscere e incontrare personalmente, nella propria vita, quel Dio che il mondo cerca come a tastoni nel buio. "Poiché non vi è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti" (Mt 10, 26-27).



Satana: l'Angelo ribelle, l'avversario di Dio

SATANA è un angelo, demone, o divinità minore in molte religioni; in particolare, nelle religioni monoteiste derivate da quella giudaica, è l'incarnazione e la personificazione del principio del male supremo, in contrapposizione a Dio, principio del sommo bene.
Satana è anche noto come il Diavolo (dal latino "Diábolus, -i" e dal greco antico "Diabolos, -ou", cioè "Colui che divide") per eccellenza , il "Principe delle Tenebre", il "Principe di questo Mondo" (secondo Cristo); è chiamato anche "Belzebù" (definizione che trae origine dal nome di una divinità fenicia, baal) (traduzione letterale: "Signore delle Mosche"), "Belial", "Mefistofele" o, erroneamente, "Lucifero" (dal latino "Luciferus": "Portatore di luce").
Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dei delle nazioni che si contrapponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli Ebrei.


"IL GRANDE DRAGO, IL SERPENTE ANTICO, COLUI CHE E' CHIAMATO DIAVOLO E SATANA E CHE SEDUCE TUTTA LA TERRA, FU PRECIPITATO SULLA TERRA E CON LUI FURONO PRECIPITATI ANCHE I SUOI ANGELI". (APOCALISSE 12:9)

LUCIFERO è il nome frequentemente assegnato a Satana dalla tradizione giudaico-cristiana in forza dell'interpretazione prima rabbinica e poi patristica di un passo di Isaia. Più precisamente, Lucifero è considerato essere il nome di Satana prima della sua precipitazione dal Cielo da parte di Dio. In latino il nome Lucifer significa letteralmente "Portatore di luce" e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta stella del mattino, cioè il pianeta Venere, il che spiega anche perché il pentacolo come antico simbolo della dea Venere sia poi stato ripreso dal satanismo come simbolo dell'Angelo caduto. Nella Vulgata, cioè la versione latina della Bibbia, il termine Lucifer è utilizzato due volte: nel Nuovo Testamento esso è inserito da Pietro come termine allegorico e morale, mentre nell'Antico Testamento è appunto il profeta Isaia ad applicare tale nome al re di Babilonia, la cui caduta è oggetto dell'ironia del profeta. I Padri della Chiesa tennero dunque conto del frequente accostamento sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento di Babilonia al regno del peccato, dell'idolatria e della perdizione, nonché dei quattro sensi delle Scritture, e da ciò posero l'identità fra il Lucifero di Isaia e il Satana di Giobbe e dei Vangeli. In effetti rileggendo il passo del profeta se ne può ricavare un'impressione non solo politica ma anche squisitamente teologica:« Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato messo a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! » (Isaia 14,12-15) « Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te c'è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi.

Vi è inoltre un altro passo dell'Antico Testamento che viene tradizionalmente fatto riferire a Lucifero in quanto altro nome di Satana, ovvero un'elegia nel libro del profeta Ezechiele nella quale Dio biasima la caduta del principe di Tiro dal suo originario stato di perfezione e di santità. I riferimenti all'Angelo caduto sembrano in tale passo ancor più espliciti che in Isaia, al punto che questo principe anonimo è chiamato addirittura cherubino: « Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio, e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità. Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati; io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alle pietre di fuoco. » (Ezechiele 28,12.14-16)

Dell'interpretazione patristica i principali fautori sono San Girolamo, Tertulliano, Origene, nonché San Gregorio Magno, San Cipriano di Cartagine, San Bernardo di Chiaravalle e Sant'Agostino di Canterbury, che concordano tutti - almeno per quanto riguarda le linee essenziali - nell'affermare l'originario stato angelico di Satana e dei suoi demoni, la caduta dal Cielo dovuta alla loro superbia e al loro desiderio di usurpare Dio e infine la loro causalità efficiente nell'aver tentato l'uomo e nell'aver dunque introdotto la morte e il male (metafisico, morale e fisico) nella Creazione, che di per sè era perfetta. Tutto ciò troverebbe conferma dal passo dell'Apocalisse ove si legge:« E ci fu una battaglia nel Cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel Cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù: fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli. » (Apocalisse 12,7-9)

Si pensi inoltre alle parole di Cristo stesso, che implicitamente riconosce l'identità dell'Angelo caduto come Satana quando afferma: « Io vedevo Satana cadere dal Cielo come la folgore. » (Luca 10,18) Si potrebbero moltiplicare i riferimenti evangelici o comunque scritturali in cui Satana e il suo esercito vengono chiamati «angeli». Come culmine e compimento della tradizione patristica, anche Tommaso d'Aquino accetta l'identificazione di Lucifero con Satana e anzi dimostra che solo a partire da tale identificazione si può mostrare la chiara origine del cosiddetto mysterium iniquitatis, posto che per il Cristianesimo il nome Lucifero rimane solo indicazione di ciò che il diavolo era in origine ma che ora non è più, dato che tale nome sarebbe appunto stato cancellato dal Cielo e ora lo si dovrebbe chiamare solamente Satana o più genericamente Nemico. Tra le fonti non cristiane, infine, è la Jewish Encyclopedia ad affermare che l'identità fra Sataniel (Satana) ed Helel (Lucifero) risale già a un secolo prima dell'era cristiana, quando gli scritti ebraici quali il Secondo Libro di Enoch e la Vita Adae et Evae interpretarono il passo di Isaia e quello di Ezechiele nello stesso senso dei Padri della Chiesa, riferendolo cioè al racconto della Caduta degli Angeli capeggiati dall'arcangelo Samhazai (o Samyaza, cioè "ladro del Cielo"), che sarebbe appunto altro nome di Sataniel. Della visione patristica riguardo Satana/Lucifero risente tutta la letteratura e la filosofia cristiana almeno fino al XVIII secolo (e oltre), per cui Dante Alighieri e John Milton diedero una rappresentazione di Lucifero che ben palesava la sua totale identificazione con l'origine prima del Male, il Principe dei demoni, delle tenebre, dell'Inferno e di questo mondo, il Nemico di Dio e degli uomini.

LUCIFERO GNOSTICO: Accanto alla tradizione teologica e letteraria riguardo Lucifero si sviluppò, già nei primi tempi di fioritura e di espansione delle dottrine cristiane, una corrente gnostica che tentò la reinterpretazione della figura luciferina in chiave salvifica e liberatrice per l'uomo dalla tirannia del Dio Creatore: secondo tale dottrina, che ha radici tanto Marcionismo quanto nel Manicheismo, il serpente/Lucifero descritto nel Genesi sarebbe colui che ha indotto l'uomo alla conoscenza, la scientia boni et mali, e dunque l'elevazione dell'uomo a divinità, pur contro la volontà del Dio supremo che avrebbe voluto invece mantenere l'uomo quale suo suddito e schiavo, cioè quale essere inferiore. In tale dottrina il nome Satana scompare quasi del tutto in favore del nome Lucifero, che viene interpretato alla lettera come "Portatore di luce" e viene perciò eletto quale salvatore dell'uomo. Tutto ciò è in evidente antitesi con la concezione classica del Cristianesimo, secondo la quale invece l'aspetto luminoso di Satana è solo un mascheramento e uno strumento di seduzione. E' San Paolo il primo a ricordare che:« anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere. » (2 Corinzi 11,14-15)

Comunque l'idea di Lucifero come principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel Romanticismo satanico di un Byron, di uno Shelley, di un Baudelaire e persino di un Blake, e in tempi più recenti nella teosofia di Madame Blavatsky e nella sua contemporanea derivazione New Age inaugurata da Alice Bailey; in ultimo certo si può aggiungere a tale lista anche il cosiddetto transumanesimo, nonché i movimenti neopagani radunati sotto al nome di Wicca. E' curioso notare come una certa critica storico-filosofico contemporanea veda persino nell'ONU e nei suoi fondamenti ideologici una malcelata forma di venerazione del Lucifero gnostico, posto che proprio la New Age sarebbe il sostrato ideologico delle Nazioni Unite. Tutta questa enorme cultura, la cui matrice luciferica è rimasta sempre più o meno celata, può essere compendiata nel termine luciferismo (o luciferianesimo) inteso come controparte del satanismo, ove quest'ultimo accetta l'identificazione di Lucifero e Satana e anzi venera proprio l'aspetto tenebroso e demoniaco di Lucifero/Satana, mentre la visione luciferiana usualmente non accetta tale identificazione oppura l'accetta solo per risolvere l'aspetto satanico nell'aspetto luciferino (cioè l'aspetto tenebroso nell'aspetto luminoso). Posto che satanismo e luciferismo non si oppongono l'uno all'altro, il culto di Lucifero come entità spirituale oppure più semplicemente come simbolo ideale ha come presupposti teologico-filosofici l'identità fra Dio e Sophia (la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore di luce, cioè portatore di conoscenza. Secondo tale visione dunque Cristo e Lucifero o sono figure complementari oppure sono addirittura la stessa persona in due aspetti e momenti diversi, per cui il Satana che compare nei Vangeli sarebbe stato anche il tentatore di Lucifero all'inizio dei tempi (il che presuppone la non-identità fra Lucifero e Satana). Tutto ciò rimane però senza basi teologiche o scritturali, esclusa una libera interpretazione in cui un principio delle filosofie orientali quale la complementarietà di Bene e Male è eretto a criterio di lettura di un testo che non appartiene all'Oriente e che fondamentalmente non condivide tale principio. A tale proposito il Magistero ecclesiale avverte i cristiani con le parole di San Paolo: « Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto di angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui tutto il corpo (...) progredisce nella crescita che viene da Dio. » (Colossesi 2,18-19)

Scriveva inoltre riguardo ciò il Padre Tomas Tyn, profondo teologo: « Cari fratelli l'agire di Dio è davvero come una spada a due tagli. Lo so che è facilissimo oggi essere attratti da quel movimento intellettuale pseudopacifista che non ama le spade di nessun tipo e men che meno la spada di Dio. Però è così: Dio con la spada della sua onnipotente parola ha tagliato le tenebre dalla luce. (...) Vedete la gnosi, la ribellione umana che segue la ribellione satanica, perchè il primo gnostico è Satana, consiste in questo: non riconoscere la nostra differenza da Dio, non riconoscere che la luce è separata dalle tenebre, essa vuol mescolare la luce con le tenebre, capite. » (Omelia su Maria Santissima in tempo pasquale)


VENERE - STELLA DEL MATTINO - PORTATORE DI LUCE (LUCIFERO):

Essendo uno degli oggetti più luminosi nel cielo, il pianeta è conosciuto sin dall'antichità e ha avuto un significativo impatto sulla cultura umana. È descritto dai Babilonesi in testi di scrittura cuneiforme come la Tavola di venere di Ammisaduqa. I Babilonesi chiamarono il pianeta Ishtar, la dea della mitologia sumera, personificazione dell'amore e della femminilità. Gli Egizi identificavano Venere con due pianeti diversi, e chiamavano la stella del mattino Tioumoutiri e la stella della sera Ouaiti. Allo stesso modo, i Greci distinguevano tra la stella del mattino Φωσφόρος, o Phosphoros, e la stella della sera Ἓσπερος, o Hesperos; tuttavia, nell'epoca Ellenistica, si comprese che si trattava dello stesso pianeta. Hesperos fu tradotto in Latino come Vespero e Phosphoros come Lucifero ("portatore di luce"), termine poetico in seguito utilizzato per l'angelo caduto allontanato dal cielo. Gli Ebrei chiamavano Venere Noga ("luminoso"), Helel ("chiaro"), Ayeleth-ha-Shakhar ("cervo del mattino") e Kochav-ha-'Erev ("stella della sera"). Venere era importante per la civiltà Maya, che sviluppò un calendario religioso basato in parte sui suoi movimenti, e si basava sulle fasi di Venere per valutare il tempo propizio per eventi quali le guerre. Il popolo Maasai definì Venere Kileken, e ha una tradizione orale, incentrata sul pianeta, denominata "Il bambino orfano". Venere ha un ruolo significativo nelle culture degli Aborigeni australiani, come i Yolngu nell'Australia del Nord. Gli Yolngu si radunavano per aspettare la comparsa di Venere, che chiamavano Barnumbirr, e che, secondo la tradizione, permetteva di comunicare con i propri cari morti. Nell'astrologia occidentale, influenzata dalle connotazioni storiche legate alle divinità dell'amore e della femminilità, si ritiene che Venere influenzi questo aspetto della vita umana. Nell'astrologia indiana del Veda, Venere è nota come Shukra, ovvero "chiara, pura" in Sanscrito. Gli antichi astronomi cinesi, Coreani, Giapponesi e Vietnamiti chiamavano il pianeta "la stella d'oro". Nella spiritualità Lakota, Venere è associata con l'ultima fase della vita e con la saggezza. In un paragrafo del libro MASSONICO, "MORALE E DOGMA" di Albert Pike si apprende : "LUCIFERO, IL FIGLIO DEL MATTINO NON E' FORSE EGLI CHE PORTA LA LUCE E CHE CON IL SUO SPLENDORE ACCECA LE ANIME DEBOLI E SENSUALI O ARROGANTI, NON DUBITARNE MAI".

Gnosticismo

Lo gnosticismo è un movimento filosofico-religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell'era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnósis (γνῶσις), «conoscenza». Una definizione piuttosto parziale del movimento basata sull'etimologia della parola può essere: "dottrina della salvezza tramite la conoscenza". Mentre il giudaismo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle 613 mitzvòt e il cristianesimo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso la fede, le opere e la Grazia. Per lo gnosticismo la salvezza dell'anima può derivare soltanto dal possesso di una conoscenza quasi intuitiva dei misteri dell'universo e dal possesso di formule magiche indicative di quella conoscenza. Gli gnostici erano "persone che sapevano", e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano.

ORIGINE E STORIA DELLO GNOSTICISMO
Le origini dello gnosticismo sono state per lungo tempo oggetto di controversia e sono tuttora un interessante soggetto di ricerca. Più queste origini vengono studiate, più sembra che le sue radici affondino in epoca precristiana. Mentre in precedenza lo gnosticismo veniva considerato soprattutto una delle eresie del Cristianesimo, ora sembra, in modo inequivocabile, che le prime tracce di sistemi gnostici possono essere trovate già alcuni secoli prima dell'era cristiana. Al quinto Congresso degli Orientalisti (Berlino 1882) Kessler fece notare il collegamento tra gnosis e religione babilonese, non la religione originale della Babilonia, ma la religione sincretistica che si sviluppò dopo la conquista della regione da parte di Ciro il Grande. Sette anni più tardi F.W. Brandt pubblicò il suo "Mandiäische Religion" in cui descriveva la religione mandea. In tale opera l'autore dimostrò che questa religione è una forma così chiara di gnosticismo da essere prova che lo gnosticismo è esistito indipendente, ed anteriormente al Cristianesimo.

Molti studiosi, invece, hanno ricercato la fonte delle teorie gnostiche nel mondo ellenistico e, specialmente, nella città di Alessandria d'Egitto. Nel 1880 Joel cercò di provare che l'origine di tutte le teorie gnostiche risiedeva in Platone. Anche se la tesi su Platone può essere considerata come una forzatura, l'influenza greca sulla nascita e sullo sviluppo dello gnosticismo non può essere negata. In ogni caso, che il pensiero Alessandrino abbia avuto qualche influenza almeno nello sviluppo dello gnosticismo cristiano è dimostrato dal fatto che la maggior parte della letteratura gnostica di cui siamo in possesso arriva da fonti egiziane (copte).

Anche se le origini dello gnosticismo sono ancora avvolte nell'oscurità, molta luce è stata fatta sulla questione grazie al lavoro combinato di molti studiosi. Lo gnosticismo, a prima vista, può apparire un mero sincretismo di tutti i sistemi religiosi dell'antichità (religioni misteriche, astrologia magica persiana, zoroastrismo, ermetismo, Kabbalah, filosofie ellenistiche, giudaismo alessandrino, cristianesimo dei primi secoli), ma, in realtà, ha una radice profonda, che ha assimilato in ogni substrato culturale ciò di cui aveva bisogno per la sua vita e per la sua crescita: il motivo portante di questa corrente di pensiero è il pessimismo filosofico e religioso. Gli gnostici, ad onor del vero, presero in prestito quasi completamente la loro terminologia dalle religioni esistenti, ma la usarono solamente per illustrare la loro grande idea del male insito nell'esistenza ed il dovere di fuggirlo con l'aiuto di incantesimi magici e di un Salvatore sovrumano. Qualunque cosa abbiano preso in prestito dalle altre religioni, sicuramente questa non fu il pessimismo. Questo pessimismo assoluto, questo piangere l'esistenza dell'intero universo come una corruzione ed una calamità, con una delirante insistente preghiera di essere liberati dal corpo tramite la morte e la speranza che, se solo le conoscessimo, potremmo, attraverso delle parole magiche, sopprimere gli effetti del corso di questa "maledetta" esistenza, è il fondamento di ogni pensiero gnostico.

Quando Ciro entrò a Babilonia nel 539 A.C., si incontrarono due grandi scuole di pensiero e iniziò il sincretismo religioso. Il pensiero iraniano cominciò a mescolarsi con l'antica civiltà babilonese. L'idea della lotta titanica tra bene e male, che pervade l'universo in eterno, è l'idea da cui deriva il Mazdeismo, o dualismo iraniano. Questo, e l'immaginata esistenza di innumerevoli spiriti intermedi, angeli e demoni, fu la spinta che fece superare le idee del Semitismo. D'altra parte la fiducia incrollabile nell'astrologia e la convinzione che il sistema planetario aveva un'influenza totale sugli affari di questo mondo si sviluppò proprio tra i Caldei. La grandezza dei Sette (la Luna, Mercurio, Venere, Marte, il Sole, Giove, e Saturno), il sacro Hebdomad, simboleggiato per millenni dalle torri di Babilonia, non fu sminuito. In verità, essi cessarono di essere adorati come divinità, ma rimasero come arconti e dynameis, regole e poteri, la cui forza quasi irresistibile contrastava l'uomo. Furono trasformati da dei a devas, spiriti cattivi. La religioni degli invasori e quella degli invasi si fusero in un compromesso: ogni anima, nella sua ascesa verso il buon Dio e la luce infinita dell'Ogdoad, doveva combattere contro l'avversa influenza del dio o degli dei dell'Hebdomad. Questa ascesa dell'anima attraverso le sfere planetarie fino al paradiso cominciò ad essere concepita come una lotta con poteri avversi, e divenne la prima e predominante linea dello gnosticismo.

La seconda grande linea del pensiero gnostico fu la magia, il potere ex opere operato di nomi, suoni, gesti ed azioni. Queste formule magiche, che provocavano risate e disgusto ai non iniziati, non sono corruzioni più tarde della filosofia gnostica, ma una parte essenziale dello gnosticismo e furono osservate in tutte le forme di gnosticismo cristiano. Nessuna gnosis era completa senza la conoscenza delle formule che, una volta pronunciate, permettevano l'annullamento dei poteri ostili. Lo gnosticismo entrò in contatto col giudaismo abbastanza presto. Considerando le forti, ben organizzate, ed estremamente colte colonie ebree nella valle dell'Eufrate, questo primo contatto col giudaismo è perfettamente naturale. Forse l'idea gnostica di un Redentore deriva proprio dalle speranze Messianiche ebree. Ma, fin dall'inizio, la concezione gnostica del Salvatore è più sovrumana di quella del giudaismo; il loro Manda d'Haye, o Soter, è una manifestazione immediata della Divinità, un Re della Luce, un Æon (Eone). Quando lo gnosticismo entrò in contatto con il cristianesimo, il che dovrebbe essere accaduto quasi immediatamente, esso si gettò con una strana rapidità sulle forme di pensiero cristiane, prese in prestito la sua terminologia, riconobbe Gesù come Salvatore del mondo, simulò i suoi sacramenti, pretese di essere una rivelazione esoterica di Cristo e dei Suoi Apostoli, sommerse il mondo con Vangeli apocrifi, Atti ed Apocalissi, per provare le sue tesi. Man mano che il cristianesimo si sviluppava, lo gnosticismo cercava di spacciarsi per l'unica vera forma di cristianesimo, non idoneo per la volgare folla, ma sviluppato per i dotati e gli eletti. Per tale motivo i primi Padri dedicarono tutte le loro energie a combatterlo. Sebbene lo spirito dello gnosticismo è del tutto alieno rispetto a quello del cristianesimo, sembrava a coloro che lo guardavano superficialmente solo una modifica o addirittura un raffinamento di quello cristiano.

La gnosi ebbe come centri di maggiore fioritura soprattutto Alessandria d'Egitto e Roma. Un particolare impulso ebbe, negli ultimi secoli, in Siria ed in Egitto, grazie alla sua diffusione in ambienti monastici, attraverso le numerose correnti ascetiche. Lo gnosticismo, comunque, ebbe i suoi rappresentanti più noti nei primi secoli dopo Cristo, con prominenti insegnanti come Marcione, Valentino e Basilide. Altri gnostici noti furono Cerinto, Carpocrate e Simon Mago con tutta la sua scuola. Anche quando la corrente principale e centralizzata della Chiesa Cattolica Romana divenne il corpo cristiano dominante e iniziò a sopprimere le idee cristiane alternative e il paganesimo, lo gnosticismo non svanì senza lasciar traccia, anche se Sant'Ireneo di Lione, Tertulliano e San Giustino Martire rimasero le uniche fonti di conoscenza fino al 1945, anno in cui furono scoperte nei pressi del villaggio di Al-Qasr 44 opere gnostiche.
Una delle conclusioni che si ricavano da Sant'Ireneo di Lione, dove per la prima volta appare il termine «gnostico», è che esistono tanti tipi di gnosticismo quante le persone che lo proclamano con una certa autorità.
Le idee gnostiche continuarono a riaffiorare a intervalli regolari, come dimostra l'apparizione di movimenti quali i Catari, i Bogomili e i Pauliciani. Non si rilevano continuità tra lo gnosticismo e l'eresia catara medievale, sebbene ci siano notevoli affinità. Allo stesso modo i gruppi neo-gnostici del XIX secolo non possono vantare alcuna continuità con lo gnosticismo delle origini, tanto che spesso modificano, più o meno consapevolmente, le dottrine originarie. Ma esiste anche una setta di gnostici, che, isolandosi geograficamente, è giunta fino a noi in forma molto pura: i Mandei dell'Iraq meridionale.

ETICA E CULTO
Ogni setta predicava una propria variante del credo gnostico e quindi praticava un proprio culto. Alcune sette respingevano completamente i sacramenti, mentre altre accettavano quali strumenti di conoscenza solo il battesimo e l'Eucaristia, affiancandoli ad altri riti che, per mezzo di inni e formule magiche, dovevano propiziare l'ascesa al regno spirituale del principio divino imprigionato nel corpo materiale.
Da un punto di vista etico, lo gnosticismo oscillava fra il rigore ed il lassismo: se, infatti, la valutazione negativa della materia e del corpo spingeva alcuni gruppi ad astenersi anche dal matrimonio e dalla procreazione, fino ad arrivare all'ascetismo più rigoroso (Saturnino), la convinzione che l'anima fosse assolutamente estranea al mondo materiale portava altre correnti a giudicare in termini relativistici ogni atto connesso con il corpo (Basilide, Carpocrate, Barbelognostici, Fibioniti, Cainiti).

EREDITA' DELLO GNOSTICISMO
Benché la rilevanza del pensiero gnostico cominci a declinare a partire dal IV secolo, esistono tuttavia tracce della persistenza di tali concezioni nella storia del pensiero religioso e filosofico occidentale fino ai giorni nostri. Già nel Medioevo, comunità come quelle dei manichei, degli albigesi, e dei bogomili, abbracciarono le concezioni dualistiche sviluppate dallo gnosticismo, così come nel caso dei Mandei, una comunità religiosa tuttora attiva in Iraq e Iran, i caratteri gnostici sono molto evidenti.
Più tardi ripresero il modello gnostico l'alchimia e l'astrologia rinascimentale, scienze esoteriche che si nutrivano delle pubblicazioni di letterati come Marsilio Ficino (1433 - 1499), che nel 1463 tradusse il Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica, attribuiti a Ermes Trismegisto.

CORPUS ERMETICUM
Il Corpus Hermeticum è una collezione di scritti dell'antichità che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.
All'epoca il Corpus era attribuito all'antichità egizia ed era ritenuto addirittura precedente a Mosè, come opera di Ermete Trismegisto ("tre volte grande") ed era interpretato come preannuncio del Cristianesimo, la cui rivelazione religiosa si riteneva vi fosse in qualche modo contenuta. Marsilio Ficino indicava Orfeo, Pitagora e Platone come i più tardi rappresentanti della sapienza antica contenuta nel Corpus. Il testo come lo conosciamo oggi, si pensa che risalga al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto e collezionato da Michele Psello, eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa ortodossa.
L'esistenza del testo venne probabilmente resa nota in occidente, insieme a quella di altri testi antichi ancora sconosciuti o andati perduti come il Timeo di Platone, in occasione del concilio che avrebbe dovuto sanare lo scisma d'Oriente, tenutosi nella Firenze di Cosimo de' Medici nel 1438. L'imperatore Giovanni VIII di Bisanzio e il patriarca di Costantinopoli Gennadio II arrivarono infatti in Italia con un seguito di 650 fra studiosi, eruditi e ecclesiastici.
Nel 1460, Cosimo riuscì ad avere la copia originale appartenuta a Michele Psello, risalente all'XI secolo. Ordinò a Marsilio Ficino di interrompere subito la traduzione di un libro di Platone per concentrarsi sul Corpus. Ficino completò il suo lavoro nell'aprile del 1463 e ebbe come compenso una villa a Careggi. Il corpus è diviso in due parti:
- "Pimander" - tradotto solo nel 1463 da Marsilio Ficino consta di quattordici libri e tratta della creazione.
- "Asclepius" - già circolante in epoca medievale nella versione attribuita a Apuleio di Madaura, è un trattato di magia talismanica nel quale si espongono le pratiche dei sacerdoti egizi volte all'animazione di statue, tramite l'interazione con forze sovrannaturali.
Successivamente Isaac Casaubon (1559-1614), nel "De rebus sacris et ecclesiasticis" (1614) argomentò la posteriorità della redazione rispetto a quanto allora ritenuto, datandola in epoca tardo ellenistica e mettendo in dubbio la reale esistenza storica del suo autore. La datazione di Casaubon è stata generalmente accettata nei secoli successivi.
Rimane tuttavia discusso il problema se i contenuti del Corpus hermeticum siano coevi alla sua redazione, o risalgano a tempi anteriori e di quanto, nel quadro del dibattito sull'importanza dell'influsso egiziano sulla Grecia: Martin Bernal, nel suo libro Atena nera, ha contestato i risultati di Casaubon, riaffermando l'origine egiziana del Corpus hermeticum.

GNOSTICISMO E CRISTIANESIMO
In generale gli gnostici tendevano ad identificare il Dio veterotestamentario con la potenza inferiore del Demiurgo, mentre il Dio neotestamentario con l'Eone perfetto ed eterno, il generatore dell'eone Gesù, inviato sulla terra per rendere gli uomini consci di possedere in sé una scintilla divina. Tuttavia l'eone Cristo non si incarnò in Gesù, ma fece in modo che gli uomini percepissero la sua illusoria realtà umana come reale (docetismo): egli non sarebbe morto crocifisso, ma sarebbe ritornato direttamente al suo mondo superiore. Inoltre, nel periodo tra la Resurrezione e l'Ascensione, periodo considerato dagli gnostici ben più esteso dei canonici quaranta giorni, avrebbe impartito solo a pochi dei suoi discepoli una sorta di insegnamento segreto.

Tale insegnamento, parallelamente alla dottrina della Chiesa, fondata sulla predicazione pubblica del Cristo, venne tramandato per via occulta a beneficio di pochi eletti, escludendo, così, la gerarchia della Chiesa. Inoltre, aspetto fondamentale, essa doveva giungere attraverso esperienze personali e non attraverso lo studio dei testi canonici. Tutte queste convinzioni contrastavano fortemente con l'ortodossia del cattolicesimo che andava formandosi in quei primi secoli. Fu quindi inevitabile che le dottrine gnostiche, che in un primo tempo si erano diffuse anche all'interno della Chiesa, incontrassero l'opposizione delle comunità cristiane e fossero considerate come eretiche. Ciò portò il movimento gnostico ad un rapido declino, anche se, specialmente in Medio Oriente, alcuni aspetti dello gnosticismo (come l'aspetto ascetico) divennero parte integrante del patrimonio della Chiesa Cristiana.


I Vangeli Apocrifi

I Vangeli apocrifi sono testi religiosi che si riferiscono come contenuto a Gesù Cristo considerati apocrifi, cioè esclusi dal canone della Bibbia cristiano, sovente con attribuzione pseudoepigrafa di qualche apostolo o discepolo. I Vangeli apocrifi sono solitamente divisi in base a contenuto, genere e ambiente d'origine.

IL VANGELO DI GIUDA:
Il Vangelo di Giuda è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto probabilmente verso la metà del II secolo, forse a partire da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Giuda Iscariota, l'apostolo traditore.
Il testo discolpa l'apostolo Giuda, precisando come Gesù stesso gli avesse chiesto di tradirlo. Descrive poi la cosmologia gnostica in una rivelazione privata a Giuda, ritenendolo più degno degli altri apostoli. Perduto per secoli, ne è stato ritrovato un manoscritto presso al-Minya (Egitto) nel 1978.

Il Vangelo di Giuda, al pari di molti altri vangeli gnostici, è andato perduto con l'estinguersi dell'eresia gnostica. Per secoli di esso rimasero disponibili solo brevi citazioni indirette ad opera di alcuni Padri della Chiesa. In particolare il testo viene citato per la prima volta da Sant'Ireneo di Lione nella sua opera Adversus haereses (Contro le eresie), scritta attorno al 180: « [...secondo i Cainiti] solo Giuda il traditore conosceva la Verità come nessun altro e che per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto. Essi hanno dunque prodotto una storia fondata su dette basi e l'hanno chiamata Vangelo di Giuda. » (Adversus haereses, I. 31,1) Verso la fine degli anni Settanta ne fu ritrovato presso El Minya, in Egitto un manoscritto in copto redatto su papiro e legato da un laccio di pelle. Il manoscritto, chiamato Codice Tchacos, è datato tra il III e il IV secolo. Nelle sue 66 pagine sono contenute anche altre opere:
- una recensione della apocrifa Prima Apocalisse di Giacomo,
- una recensione della apocrifa Lettera di Pietro a Filippo,
- alcuni frammenti di un testo provvisoriamente denominato Libro di Allogene.
L'esame al carbonio di alcuni campioni e del contenitore esterno del manoscritto, avvenuto nell'università dell'Arizona, hanno fornito datazioni diverse, la cui media si aggira tra il 220 e il 340 d.C., con un margine d'errore di 50 anni. Gli studiosi hanno proposto datazioni dello scritto oscillanti tra il III e il IV secolo, e vi è chi, sulla base del metodo paleografico, si spinge sino alla fine del quarto secolo. Il manoscritto, dopo lunghe peripezie e passaggi di proprietà, rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island (Usa) per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000 per circa 300.000 dollari. Dopo aver tentato per due volte di rivenderlo, Tchacos, preoccupata dal deterioramento del testo, lo affidò nel 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre. Il manoscritto è stato autenticato e tradotto dopo un lavoro durato cinque anni. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta il 6 aprile 2006 a Washington (Usa), nella sede della National Geographic Society.

Si tratta di un testo – l’unico fin qui noto - che prende le difese di Giuda Iscariota, discepolo di Cristo; il contenuto del vangelo mostra forti analogie con la dottrina dei Cainiti e dei seguaci di Basilide. Il Vangelo di Giuda interpreta differentemente il rapporto tra Gesù e Giuda: contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, secondo questo vangelo Giuda consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo. Craig Evans, docente di Nuovo Testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, spiega il testo in questo modo: è come se Gesù avesse segretamente dato istruzioni a Giuda affinché lo consegnasse alle autorità romane. Si spiega così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta». Il tradimento dell'apostolo è dipinto come un atto di obbedienza" e poiché "il sacrificio del corpo carnale di Gesù è la chiave della redenzione" in effetti "Giuda nel testo si profila come un eroe, che finisce per essere invidiato ed addirittura maledetto".

Lo scritto narra gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo in chiave del tutto diversa rispetto ai vangeli canonici. Gesù appare in contrasto con le usanze e i culti diffusi e con gli stessi discepoli, ritenuti incapaci di comprendere il vero spirito della religione. Tra essi solo Giuda è in grado di servire veramente Dio e di mettere in atto i suoi propositi. Il Maestro chiede quindi a Giuda di favorire la sua cattura e la sua morte, che lo libererà dal corpo - in questo contesto il corpo è considerato un involucro in opposizione alla vera spiritualità.
Cristo parla poi al suo discepolo prediletto (Giuda) del vero significato della Genesi, espone quindi una complicata cosmogonia dove compaiono numerosi esseri sovrumani: angeli, angeli del caos, eoni e luminari, tutti guidati dallo Spirito supremo. Vi sono due specie di esseri umani: i primi sono uomini dall'anima immortale, creati da Dio secondo l'archetipo; i secondi sono esseri mortali, discendenti da Adamo e generati da un angelo del caos. Gli ultimi, la maggioranza degli uomini, non sono in grado di raggiungere la salvezza e praticano culti in onore di un falso dio, non conoscendo affatto la natura del vero Dio. Questo tipo di concezione antropologica è tipica delle dottrine esoteriche gnostiche, come pure la complessa cosmogonia articolata in gerarchie di emanazioni che si susseguono.

La ricercatrice americana April D. DeConick ha di recente pubblicato un libro The Thirteenth Apostle: What the Gospel of Judas Really Says. Nel quale la studiosa mette in discussione la prima traduzione fatta dai ricercatori del National Geographic Society. Secondo la sua traduzione Giuda non appare come il discepolo preferito da Gesù ma come un demone. Nella prima traduzione infatti la parola daimon venne tradotta con spirito, mentre normalmente spirito è la traduzione di pneuma, mentre daimon vuol dire demonio.
In un altro passo è stata omessa una particella negativa che sovverte completamente il senso del testo. Giuda non sarebbe preservato per la santa generazione ma preservato dalla santa generazione. Errore che è stato riconosciuto dai primi traduttori.

VANGELO DI TOMMASO:
Il Vangelo di Tommaso o Vangelo di Didimo Thoma o Quinto Vangelo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto probabilmente nella seconda metà del II secolo, forse da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Tommaso, apostolo. Contiene una raccolta eterogenea di detti attribuiti a Gesù.

Ritenuto perduto, nel 1945 ne è stato ritrovato tra i Codici di Nag Hammâdi un manoscritto in copto datato al IV secolo, tradotto per la prima volta dal francese Jean Doresse.
Non va confuso con altri due vangeli apocrifi, il Vangelo dell'infanzia di Tommaso e il Libro di Tommaso il contendente o l'atleta.

Il manoscritto contiene più di un centinaio (il numero esatto cambia a seconda di come vengono conteggiati) di loghia, ossia frasi attribuibili a Gesù riportate in terza persona ("Gesù disse"), che richiamano alcuni passi dei vangeli canonici, differenziandosene però in maniera significativa verso una visione gnostica del cristianesimo. Le somiglianze fra numerosi detti riportati nei vangeli canonici con quello di Tommaso ha portato molti studiosi a ritenere che entrambi abbiano una fonte comune, chiamata Fonte Q, dal tedesco Quelle, da parte degli studiosi dei vangeli canonici. Questa ipotesi, suggerita da alcuni papiri di Ossirinco che riportano tre frammenti con loghia contenute anche nel Vangelo di Tommaso, sembra ulteriormente confermata da questo manoscritto.

VANGELO DI FILIPPO:
Il Vangelo di Filippo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto nella seconda metà del II secolo, probabilmente da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Filippo, apostolo. Contiene 127 detti di Gesù, molti dei quali relativi ai sacramenti.
Andato perduto con l'estinguersi dello gnosticismo, non menzionato da Padri della Chiesa, nel 1945 ne è stata ritrovato un manoscritto databile al IV secolo tra i Codici di Nag Hammâdi.
Recentemente è divenuto particolarmente noto in quanto citato da Dan Brown nel suo best seller Il codice da Vinci (2003).

17.
Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? (in ebraico all'espressione "Spirito Santo" corrisponde il termine "Ruah" che è femminile) Maria è la Vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli ebrei che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato... e le potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto "mio Padre che è nei Cieli", se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe detto semplicemente "mio padre".
21.
Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è resuscitato, si sbagliano, perché egli prima è resuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché, come è vero che Dio vive, egli sarà già morto.
32. Erano tre che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era 'Maria' sua sorella, sua madre e la sua consorte.
47. Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato così: Gesù Nazareno Cristo.
L'ultimo nome è Cristo, il primo è Gesù, quello di mezzo è Nazareno. Messia ha due significati: tanto Cristo che il limitato. Gesù in ebraico è la salvezza. Nazara è la verità. Perciò Nazareno è quello della verità. Cristo è il limitato. Nazareno e Gesù sono quelli che lo hanno limitato.
55. La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La compagna di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora gli dissero: "perché ami lei più di tutti noi?" Il Salvatore rispose e disse loro: "perché non amo voi tutti come lei?".
63. [...] Mentre siamo in questo mondo, è necessario per noi acquistare la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete [...]
90.
Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla. Così pure si parla riguardo al battesimo, dicendo che il battesimo è una gran cosa, perché se si riceve si vivrà.

« La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. E la compagna del Salvatore... »
(Vangelo di Filippo, cap. 55)

La teologia gnostica prevedeva alcune divinità dette eoni, il cui numero variava a seconda delle varie sette gnostiche (solitamente 9). Secondo gli gnostici due di questi eoni, il Salvatore e la Sofia, che nell'eternità hanno generato gli angeli, si sono incarnati rispettivamente in Cristo e nella Maddalena, perpetuando sulla terra il loro legame celeste. Il passo non va dunque inteso come una prova storica del matrimonio tra Gesù e la Maddalena ma come una allegoria di una precisa visione teologica. Inoltre, in questo stesso vangelo, il bacio sulla bocca è un segno rituale comune anche agli altri personaggi perché «il Logos viene da quel luogo, egli nutre dalla sua bocca e sarà perfetto. Il perfetto, infatti, concepisce e genera per mezzo di un bacio. È per questo che noi ci baciamo l'un l'altro. Noi siamo fecondi della grazia che è in ognuno di noi».

VANGELO DI MARIA (MAGDALA) MADDALENA:
Il Vangelo di Maria o Vangelo di Maria Maddalena è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto verso la metà del II secolo a partire da un prototesto greco. Esalta il ruolo della discepola Maria Maddalena. Perduto, pervenuteci citazioni patristiche, in epoca moderna ne sono stati ritrovati frammenti in greco e copto non contenenti il testo nella sua integrità.

Il personaggio cui il titolo si riferisce - Vangelo di Maria - è Maria Maddalena, cui il testo attribuisce molto rilievo, al punto da lasciare intendere che Gesù la anteponesse ai suoi stessi apostoli. Il frammento si compone di due parti: nella prima Gesù risorto risponde alle domande degli apostoli e affida loro la missione della predicazione del Vangelo, mentre la seconda si apre con l'intervento di Pietro affinché Maria Maddalena riveli le parole dette a lei da Gesù. Successivamente al racconto di Maria, Andrea e Pietro manifestano la loro incredulità riguardo al fatto che il Salvatore possa aver rivelato ad una donna ciò che non aveva rivelato ai suoi discepoli. Infine Levi, biasimando i due discepoli, li esorta a seguire gli insegnamenti che il Cristo ha loro impartito. Nel testo frammentato, i discepoli fanno domande al Signore risorto e ricevono risposta. « Ma essi rimasero tristi e piangevano forte. Dissero: "Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il vangelo del regno del figlio dell'uomo? Là non è mai stato dispensato, dobbiamo dispensarlo (proprio) noi? » « E Maria Maddalena: "Non piangete, fratelli, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà con voi tutti e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, avendoci egli preparati e mandati agli uomini. »
Allora racconta - alla richiesta di Pietro - di aver avuto una visione del Salvatore nella quale si descrive il viaggio dell'anima attraverso i cieli durante il quale apprende come fuggire alle potenze malvagie, e riporta il suo discorso con lui, che mostra influenze Gnostiche. La sua visione però non fu creduta.
Karen King ha osservato, "Il confronto di Maria con Pietro, uno scenario trovato anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso, Pistis Sophia, e nel Vangelo apocrifo degli Egiziani, riflette alcune delle tensioni nella Cristianità del secondo secolo. Pietro e Andrea rappresentano ortodosse posizioni che negano la validità della rivelazione esoterica e rigettano l'autorità delle donne a insegnare." (introduzione, La Libreria Nag Hammadi)

Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: Che cosa pensate di quanto lei ha detto? Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto questo. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente delle opinioni diverse.
Riguardo a queste stesse cose, anche Pietro replicò interrogandoli a proposito del Salvatore: Ha forse egli parlato in segreto a una donna prima che a noi e non invece apertamente? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei ? Forse egli l'ha anteposta a noi ?
Maria allora pianse e disse a Pietro: - Pietro, fratello mio, che credi dunque? Credi tu ch'io l'abbia inventato in cuor mio o che io mentisca a proposito del Salvatore?
Lei replicò a Pietro dicendo: Tu sei sempre irruento, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l'ha resa degna, chi sei tu che la respingi ? Non v'è dubbio che il Salvatore la conosce bene, perciò amò lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell'uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunziare il vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un'ulteriore legge, all'infuori di quanto ci disse il Salvatore.
Quando Lei ebbe detto ciò, essi cominciarono a partire per annunziare e predicare. Il vangelo secondo Maria.

VANGELO DI BARTOLOMEO:
Il Vangelo di Bartolomeo o Questioni di Bartolomeo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Bartolomeo, apostolo. Datato probabilmente al III-IV secolo, è scritto in greco, con varianti nelle versioni pervenuteci in latino, paleoslavo, copto. Contiene cinque sezioni eterogenee:

1. Gesù risorto racconta a Bartolomeo la sua discesa agli inferi;
2. Maria racconta a Bartolomeo l'annunciazione;
3. Gesù mostra agli apostoli l'abisso (=gli inferi);
4. Gesù evoca Beliar (= il diavolo), esorta Bartolomeo a interrogare il diavolo su varie questioni;
5. Bartolomeo chiede a Gesù chiarimenti circa "il peccato contro lo Spirito Santo".

Questo Vangelo si pone come una rivelazione di "misteri" inaccessibili ai non iniziati: misteri che consistono poi in un fantasioso colloquio tra Bartolomeo e il Diavolo, che gli parla degli angeli, della propria disobbedienza a Dio, della creazione di Adamo, ecc. senza affatto allontanarsi da quella che è la tradizione cristiana. Anche l’ammaestramento finale di Gesù sui peccati contro lo Spirito, sul matrimonio, ecc. non presenta alcun tratto caratteristico e meno che ortodosso. All’inizio del Vangelo, così parla l’apostolo rivolto al Gesù risorto:
"Signore, quando tu andavi per essere appeso alla croce, io ti seguivo da lontano, e poi ti ho visto pendere dalla croce e gli angeli che scendevano dal cielo e ti adoravano. E quando si sono fatte le tenebre, ho guardato e ho visto che tu eri sparito dalla croce (…) Dimmi Signore, dove sei andato, via dalla croce?"
In risposta Gesù disse: "Quando sono scomparso dalla croce sono andato all’Ade per trarne fuori Adamo e tutti gli altri che erano con lui, secondo la richiesta dell’arcangelo Michele. (…) Quando io sono disceso nel Tartaro con i miei angeli per infrangere i saldi chiavistelli e abbattere le porte di bronzo, il Tartaro ha detto al Diavolo: ‘Mi sembra che sia venuto Dio sulla Terra’. E gli angeli gridavano a quelle potenze: ‘Alzate le vostre porte, o Principi, levate le porte eterne, perché il Re della gloria viene sulla terra’ (…)".
Bartolomeo gli disse ancora: "Ma dimmi Signore, chi era quello che gli angeli portavano via tra le braccia, un uomo di alta statura?"
Gesù gli rispose: "Quello era Adamo, il primo creato, a motivo del quale io sono sceso dal cielo sulla Terra".
Bartolomeo aggiunse ancora: "Ho anche visto, o Signore, angeli che salivano davanti ad Adamo e cantavano inni. Ma uno di questi angeli, molto più grande di tutti gli altri, non voleva salire: teneva in mano una spada fiammeggiante e faceva segni soltanto a te. Tutti gli altri angeli lo pregavano di salire con loro, ma egli non voleva. E quando tu gli hai comandato di salire, ho veduto una fiamma uscire dalle sue mani e giungere fino alla città di Gerusalemme".
Disse Gesù: "Era uno degli angeli vendicatori, che stanno presso il trono di Dio. Egli mi chiamava. Quanto alla fiamma che hai veduto uscire dalle sue mani, ha colpito l’edificio della sinagoga dei Giudei, come mia testimonianza, per avermi crocifisso".

In un altro brano del Vangelo di Bartolomeo, Maria parla agli apostoli:
Quando ero nel Tempio di Dio e ricevevo il cibo dalla mano di un angelo, un giorno mi apparve una figura come di un angelo, ma il suo volto era indescrivibile, e non teneva in mano né pane né scodella, come l’angelo che era venuto da me prima. Ed ecco, all’improvviso, si squarciò la cortina del Tempio, e ci fu un grande terremoto. Io mi gettai a terra, non potendo sopportarne la vista. Ma egli mi tese la mano e mi fece alzare. Io guardai verso il cielo e scese sul mio volto una nube di rugiada che mi bagnò dalla testa ai piedi, ed egli mi asciugò con la sua stola. E mi disse: "Ave, piena di grazia, vaso di elezione". Poi si batté sul fianco destro e apparve una forma di pane molto grande, che egli collocò sull’altare del Tempio, e prima ne mangiò egli stesso, poi ne diede anche a me. Poi di nuovo batté il lato sinistro del suo vestito e apparve un grandissimo calice pieno di vino, ed egli ne bevve per primo, poi ne diede anche a me. Poi io guardai e vidi che il pane e il calice erano intatti. Allora mi disse: "Ancora tre anni e poi ti manderò il mio annuncio e tu concepirai un figlio, da cui sarà salvato tutto il mondo. La pace sia con te, mia diletta, e la mia pace sarà con te per sempre". Poi disparve dalla mia vista e il Tempio divenne come prima.

IL VOLTO DELL'ABISSO (SATANA) NEL VANGELO DI BARTOLOMEO:
Sul monte degli Ulivi, Gesù risorto si mostra agli apostoli e a Maria, prima di salire al Padre e di non potersi più mostrare "sotto questo aspetto". Bartolomeo chiede al Signore di mostrare loro l’Avversario degli uomini, l’abisso. Allora Gesù li fece scendere giù dal monte degli Ulivi, imprecò contro gli angeli del Tartaro e fece cenno a Michele di suonare la tromba della sua potenza. Subito Michele suonò la tromba ed uscì fuori Beliar, trattenuto da seicentosessanta angeli e avvinto da catene di fuoco. La statura del mostro era di milleseicento cubiti e la sua ampiezza di quaranta cubiti; il suo volto era come fuoco abbagliante e i suoi occhi tenebrosi; dalle sue narici usciva un fumo di odore fetido e la sua bocca era come la fenditura di un precipizio; una sola delle sue ali misurava ottanta cubiti. Appena gli apostoli lo videro, caddero con la faccia a terra e rimasero tramortiti. Ma Gesù, avvicinatosi, fece alzare gli apostoli e infuse loro vigore nell’animo.
Quindi disse a Bartolomeo: "Vagli vicino, Bartolomeo, schiacciagli il collo con un piede e domandagli quali sono le sue opere e come inganna gli uomini". (…) Allora Bartolomeo andò e premette sul collo, che esso teneva incassato fino alle orecchie, e gli disse: "Dimmi tutte le cose che hai fatto e quelle che hai fatto adesso".

Beliar rispose: "Dapprima mi chiamavo Satanael, che significa ‘messaggero di dio’, ma quando non riconobbi di essere modello di Dio, il mio nome fu chiamato Satana, che significa ‘guardiano del Tartaro’. Io fui anche chiamato ‘il primo angelo’ perché, quando Dio fece il cielo e la terra, prese una manciata di fuoco e mi formò per primo. Per secondo Michele, il comandante in capo delle milizie celesti, per terzo Gabriele, per quarto Raffaele, per quinto Uriel, per sesto Satanael, e poi altri seimila angeli, i cui nomi mi è impossibile elencare. Essi sono i littori di Dio e mi percuotono con le loro verghe sette volte ogni giorno e ogni notte e non mi lasciano mai e dilacerano il mio potere.
Vi sono poi i due angeli della vendetta, i quali sono quelli che stanno di fronte al trono di Dio, ed essi sono i primi creati. Dopo di questi fu creata tutta la moltitudine degli angeli: nel primo cielo ve ne sono cento miriadi, nel secondo cielo cento miriadi, nel terzo cielo cento miriadi, nel quarto cielo cento miriadi, nel quinto cielo cento miriadi, nel sesto cielo cento miriadi, nel settimo cielo cento miriadi. Oltre ai sette cieli c’è il primo firmamento, dove stanno le potenze che agiscono sugli uomini. Ma ci sono anche quattro angeli preposti ai venti: uno a Borea, il cui nome è Chairum, che tiene in mano una verga di fuoco, con cui attenua la grande potenza di umidità, ma non tanto che la terra si dissecchi. Un altro angelo è sopra il vento del Nord, e il suo nome è Oertha. Egli tiene una torcia di fuoco e la mette su di esso, perché si riscaldi dal suo freddo e non faccia gelare la terra. E l’angelo che è sopra il vento del Sud è chiamato Kerkutha e ne attenua la violenza, perché esso non scuota la terra. E l’angelo che è sopra il vento di Sud-Ovest è chiamato Nautha: tiene una verga di neve in mano e gliele mette in bocca per estinguere il fuoco che esce dalla sua bocca. Perché se non lo estinguesse verrebbe arsa tutta la terra. E un altro angelo è sopra il mare e placa la violenza delle onde. Altre cose non ti dico, perché colui che è vicino non me lo permette. (…) Ora ti dirò anche i nomi degli altri angeli che sono contrari a noi. L’angelo delle tempeste si chiama Mermeoth, e porta la tempesta sul capo. I miei ministri lo implorano e lo mandano dovunque vogliono. Altri angeli sono sopra la neve e altri sopra il tuono e altri sopra i fulmini, e quando tra di noi uno spirito vuole uscire fuori, o per terra o per mare, questi angeli mandano pietre incandescenti e cingono di fuoco i nostri corpi.
(…) Voglio dirti ancora molte cose sugli angeli. Quelli che corrono insieme attraverso gli spazi celesti e la terra sono Mermeoth, Onomatath, Duth, Melioth, Charuth, Grafathas, Oertha, Nefonos, e Chalkatura. Insieme essi volano per le regioni del cielo, della terra e sottoterra.(…) Permetti che ti racconti come sono stato gettato qui giù e come Dio ha creato l’uomo. Io andavo errando qua e là per il mondo, allorché Dio disse a Michele: ‘Portami della terra dai quattro angoli del mondo e dell’acqua dai quattro fiumi del Paradiso’.

E quando Michele gli ebbe portato queste cose, egli creò Adamo nelle regioni dell’Est, modellando la terra informe, tendendovi nervi e vene, e unendo ogni parte in un tutto armonico. Poi lo benedisse, per riguardo a se stesso, perché era fatto a sua immagine. E Michele lo adorò. Quando io tornai dalle estremità del mondo, Michele mi disse: ‘Adora l’immagine di Dio, che egli ha fatto a sua somiglianza’. Ma io risposi: ‘Io sono fuoco, fatto di fuoco, e sono il primo angelo che è stato creato: dovrei adorare fango e materia?’. Michele mi disse di nuovo: ‘Adoralo, perché Dio non si adiri con te’. Io risposi: ‘Dio non si adirerà con me, altrimenti io eleverò il mio trono di fronte al suo trono e sarò come egli è’.
Allora Dio si adirò con me e, dopo aver comandato che si aprissero le cateratte del cielo, mi scagliò giù. Quando io fui precipitato giù, egli domandò ai seicento angeli che stavano sotto di me se volevano adorare Adamo, ma essi risposero: ‘Come abbiamo visto fare il nostro capo, così anche noi non vogliamo adorare uno che è inferiore a noi’. Allora anche quei seicento furono da lui gettati giù con me. Dopo che fummo gettati sulla terra, dormimmo un sonno profondo per quarant’anni. Ma ecco che il sole brillò, sette volte più ardente del fuoco, ed io mi svegliai. Guardai attorno e vidi i seicento che erano sotto di me, ancora addormentati.

Allora svegliai mio figlio Salpsan e mi consigliai con lui in che modo potessi sedurre l’uomo, per colpa del quale ero stato gettato giù dal cielo. E decisi come segue. Presi una boccia e vi raccolsi tutto il sudore del mio petto e delle mie ascelle, poi la immersi nella sorgente delle acque da cui scaturiscono i quattro fiumi. Eva ne bevve e il desiderio carnale s’impossessò di lei, perché, se essa non avesse bevuto di quell’acqua, io non sarei stato in grado di sedurla".

I VANGELI DELL'INFANZIA:
I vangeli dell'infanzia illustrano i dettagli relativi alla vita pre-ministeriale di Gesù, soprattutto la sua infanzia, altrimenti ignoti in quanto taciuti dai vangeli canonici. Presentano un carattere abbondantemente e gratuitamente miracolistico che sfocia spesso nel magico-fiabesco, in netto contrasto con la sobrietà dei 4 vangeli canonici. Sono caratterizzati inoltre da una assente o imprecisa conoscenza degli usi e costumi giudaici o da altre imprecisioni di natura storica o geografica, che ne inficiano il valore storico degli eventi narrati. Nessuna di tali opere compare in qualche manoscritto biblico o in antichi elenchi dei testi canonici ritenuti ispirati.