"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
* * *

I Vangeli Apocrifi

I Vangeli apocrifi sono testi religiosi che si riferiscono come contenuto a Gesù Cristo considerati apocrifi, cioè esclusi dal canone della Bibbia cristiano, sovente con attribuzione pseudoepigrafa di qualche apostolo o discepolo. I Vangeli apocrifi sono solitamente divisi in base a contenuto, genere e ambiente d'origine.

IL VANGELO DI GIUDA:
Il Vangelo di Giuda è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto probabilmente verso la metà del II secolo, forse a partire da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Giuda Iscariota, l'apostolo traditore.
Il testo discolpa l'apostolo Giuda, precisando come Gesù stesso gli avesse chiesto di tradirlo. Descrive poi la cosmologia gnostica in una rivelazione privata a Giuda, ritenendolo più degno degli altri apostoli. Perduto per secoli, ne è stato ritrovato un manoscritto presso al-Minya (Egitto) nel 1978.

Il Vangelo di Giuda, al pari di molti altri vangeli gnostici, è andato perduto con l'estinguersi dell'eresia gnostica. Per secoli di esso rimasero disponibili solo brevi citazioni indirette ad opera di alcuni Padri della Chiesa. In particolare il testo viene citato per la prima volta da Sant'Ireneo di Lione nella sua opera Adversus haereses (Contro le eresie), scritta attorno al 180: « [...secondo i Cainiti] solo Giuda il traditore conosceva la Verità come nessun altro e che per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto. Essi hanno dunque prodotto una storia fondata su dette basi e l'hanno chiamata Vangelo di Giuda. » (Adversus haereses, I. 31,1) Verso la fine degli anni Settanta ne fu ritrovato presso El Minya, in Egitto un manoscritto in copto redatto su papiro e legato da un laccio di pelle. Il manoscritto, chiamato Codice Tchacos, è datato tra il III e il IV secolo. Nelle sue 66 pagine sono contenute anche altre opere:
- una recensione della apocrifa Prima Apocalisse di Giacomo,
- una recensione della apocrifa Lettera di Pietro a Filippo,
- alcuni frammenti di un testo provvisoriamente denominato Libro di Allogene.
L'esame al carbonio di alcuni campioni e del contenitore esterno del manoscritto, avvenuto nell'università dell'Arizona, hanno fornito datazioni diverse, la cui media si aggira tra il 220 e il 340 d.C., con un margine d'errore di 50 anni. Gli studiosi hanno proposto datazioni dello scritto oscillanti tra il III e il IV secolo, e vi è chi, sulla base del metodo paleografico, si spinge sino alla fine del quarto secolo. Il manoscritto, dopo lunghe peripezie e passaggi di proprietà, rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island (Usa) per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000 per circa 300.000 dollari. Dopo aver tentato per due volte di rivenderlo, Tchacos, preoccupata dal deterioramento del testo, lo affidò nel 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre. Il manoscritto è stato autenticato e tradotto dopo un lavoro durato cinque anni. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta il 6 aprile 2006 a Washington (Usa), nella sede della National Geographic Society.

Si tratta di un testo – l’unico fin qui noto - che prende le difese di Giuda Iscariota, discepolo di Cristo; il contenuto del vangelo mostra forti analogie con la dottrina dei Cainiti e dei seguaci di Basilide. Il Vangelo di Giuda interpreta differentemente il rapporto tra Gesù e Giuda: contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, secondo questo vangelo Giuda consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo. Craig Evans, docente di Nuovo Testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, spiega il testo in questo modo: è come se Gesù avesse segretamente dato istruzioni a Giuda affinché lo consegnasse alle autorità romane. Si spiega così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta». Il tradimento dell'apostolo è dipinto come un atto di obbedienza" e poiché "il sacrificio del corpo carnale di Gesù è la chiave della redenzione" in effetti "Giuda nel testo si profila come un eroe, che finisce per essere invidiato ed addirittura maledetto".

Lo scritto narra gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo in chiave del tutto diversa rispetto ai vangeli canonici. Gesù appare in contrasto con le usanze e i culti diffusi e con gli stessi discepoli, ritenuti incapaci di comprendere il vero spirito della religione. Tra essi solo Giuda è in grado di servire veramente Dio e di mettere in atto i suoi propositi. Il Maestro chiede quindi a Giuda di favorire la sua cattura e la sua morte, che lo libererà dal corpo - in questo contesto il corpo è considerato un involucro in opposizione alla vera spiritualità.
Cristo parla poi al suo discepolo prediletto (Giuda) del vero significato della Genesi, espone quindi una complicata cosmogonia dove compaiono numerosi esseri sovrumani: angeli, angeli del caos, eoni e luminari, tutti guidati dallo Spirito supremo. Vi sono due specie di esseri umani: i primi sono uomini dall'anima immortale, creati da Dio secondo l'archetipo; i secondi sono esseri mortali, discendenti da Adamo e generati da un angelo del caos. Gli ultimi, la maggioranza degli uomini, non sono in grado di raggiungere la salvezza e praticano culti in onore di un falso dio, non conoscendo affatto la natura del vero Dio. Questo tipo di concezione antropologica è tipica delle dottrine esoteriche gnostiche, come pure la complessa cosmogonia articolata in gerarchie di emanazioni che si susseguono.

La ricercatrice americana April D. DeConick ha di recente pubblicato un libro The Thirteenth Apostle: What the Gospel of Judas Really Says. Nel quale la studiosa mette in discussione la prima traduzione fatta dai ricercatori del National Geographic Society. Secondo la sua traduzione Giuda non appare come il discepolo preferito da Gesù ma come un demone. Nella prima traduzione infatti la parola daimon venne tradotta con spirito, mentre normalmente spirito è la traduzione di pneuma, mentre daimon vuol dire demonio.
In un altro passo è stata omessa una particella negativa che sovverte completamente il senso del testo. Giuda non sarebbe preservato per la santa generazione ma preservato dalla santa generazione. Errore che è stato riconosciuto dai primi traduttori.

VANGELO DI TOMMASO:
Il Vangelo di Tommaso o Vangelo di Didimo Thoma o Quinto Vangelo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto probabilmente nella seconda metà del II secolo, forse da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Tommaso, apostolo. Contiene una raccolta eterogenea di detti attribuiti a Gesù.

Ritenuto perduto, nel 1945 ne è stato ritrovato tra i Codici di Nag Hammâdi un manoscritto in copto datato al IV secolo, tradotto per la prima volta dal francese Jean Doresse.
Non va confuso con altri due vangeli apocrifi, il Vangelo dell'infanzia di Tommaso e il Libro di Tommaso il contendente o l'atleta.

Il manoscritto contiene più di un centinaio (il numero esatto cambia a seconda di come vengono conteggiati) di loghia, ossia frasi attribuibili a Gesù riportate in terza persona ("Gesù disse"), che richiamano alcuni passi dei vangeli canonici, differenziandosene però in maniera significativa verso una visione gnostica del cristianesimo. Le somiglianze fra numerosi detti riportati nei vangeli canonici con quello di Tommaso ha portato molti studiosi a ritenere che entrambi abbiano una fonte comune, chiamata Fonte Q, dal tedesco Quelle, da parte degli studiosi dei vangeli canonici. Questa ipotesi, suggerita da alcuni papiri di Ossirinco che riportano tre frammenti con loghia contenute anche nel Vangelo di Tommaso, sembra ulteriormente confermata da questo manoscritto.

VANGELO DI FILIPPO:
Il Vangelo di Filippo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto nella seconda metà del II secolo, probabilmente da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Filippo, apostolo. Contiene 127 detti di Gesù, molti dei quali relativi ai sacramenti.
Andato perduto con l'estinguersi dello gnosticismo, non menzionato da Padri della Chiesa, nel 1945 ne è stata ritrovato un manoscritto databile al IV secolo tra i Codici di Nag Hammâdi.
Recentemente è divenuto particolarmente noto in quanto citato da Dan Brown nel suo best seller Il codice da Vinci (2003).

17.
Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? (in ebraico all'espressione "Spirito Santo" corrisponde il termine "Ruah" che è femminile) Maria è la Vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli ebrei che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato... e le potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto "mio Padre che è nei Cieli", se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe detto semplicemente "mio padre".
21.
Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è resuscitato, si sbagliano, perché egli prima è resuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché, come è vero che Dio vive, egli sarà già morto.
32. Erano tre che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era 'Maria' sua sorella, sua madre e la sua consorte.
47. Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato così: Gesù Nazareno Cristo.
L'ultimo nome è Cristo, il primo è Gesù, quello di mezzo è Nazareno. Messia ha due significati: tanto Cristo che il limitato. Gesù in ebraico è la salvezza. Nazara è la verità. Perciò Nazareno è quello della verità. Cristo è il limitato. Nazareno e Gesù sono quelli che lo hanno limitato.
55. La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La compagna di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora gli dissero: "perché ami lei più di tutti noi?" Il Salvatore rispose e disse loro: "perché non amo voi tutti come lei?".
63. [...] Mentre siamo in questo mondo, è necessario per noi acquistare la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete [...]
90.
Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla. Così pure si parla riguardo al battesimo, dicendo che il battesimo è una gran cosa, perché se si riceve si vivrà.

« La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. E la compagna del Salvatore... »
(Vangelo di Filippo, cap. 55)

La teologia gnostica prevedeva alcune divinità dette eoni, il cui numero variava a seconda delle varie sette gnostiche (solitamente 9). Secondo gli gnostici due di questi eoni, il Salvatore e la Sofia, che nell'eternità hanno generato gli angeli, si sono incarnati rispettivamente in Cristo e nella Maddalena, perpetuando sulla terra il loro legame celeste. Il passo non va dunque inteso come una prova storica del matrimonio tra Gesù e la Maddalena ma come una allegoria di una precisa visione teologica. Inoltre, in questo stesso vangelo, il bacio sulla bocca è un segno rituale comune anche agli altri personaggi perché «il Logos viene da quel luogo, egli nutre dalla sua bocca e sarà perfetto. Il perfetto, infatti, concepisce e genera per mezzo di un bacio. È per questo che noi ci baciamo l'un l'altro. Noi siamo fecondi della grazia che è in ognuno di noi».

VANGELO DI MARIA (MAGDALA) MADDALENA:
Il Vangelo di Maria o Vangelo di Maria Maddalena è un vangelo apocrifo di origine gnostica, scritto in copto verso la metà del II secolo a partire da un prototesto greco. Esalta il ruolo della discepola Maria Maddalena. Perduto, pervenuteci citazioni patristiche, in epoca moderna ne sono stati ritrovati frammenti in greco e copto non contenenti il testo nella sua integrità.

Il personaggio cui il titolo si riferisce - Vangelo di Maria - è Maria Maddalena, cui il testo attribuisce molto rilievo, al punto da lasciare intendere che Gesù la anteponesse ai suoi stessi apostoli. Il frammento si compone di due parti: nella prima Gesù risorto risponde alle domande degli apostoli e affida loro la missione della predicazione del Vangelo, mentre la seconda si apre con l'intervento di Pietro affinché Maria Maddalena riveli le parole dette a lei da Gesù. Successivamente al racconto di Maria, Andrea e Pietro manifestano la loro incredulità riguardo al fatto che il Salvatore possa aver rivelato ad una donna ciò che non aveva rivelato ai suoi discepoli. Infine Levi, biasimando i due discepoli, li esorta a seguire gli insegnamenti che il Cristo ha loro impartito. Nel testo frammentato, i discepoli fanno domande al Signore risorto e ricevono risposta. « Ma essi rimasero tristi e piangevano forte. Dissero: "Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il vangelo del regno del figlio dell'uomo? Là non è mai stato dispensato, dobbiamo dispensarlo (proprio) noi? » « E Maria Maddalena: "Non piangete, fratelli, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà con voi tutti e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, avendoci egli preparati e mandati agli uomini. »
Allora racconta - alla richiesta di Pietro - di aver avuto una visione del Salvatore nella quale si descrive il viaggio dell'anima attraverso i cieli durante il quale apprende come fuggire alle potenze malvagie, e riporta il suo discorso con lui, che mostra influenze Gnostiche. La sua visione però non fu creduta.
Karen King ha osservato, "Il confronto di Maria con Pietro, uno scenario trovato anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso, Pistis Sophia, e nel Vangelo apocrifo degli Egiziani, riflette alcune delle tensioni nella Cristianità del secondo secolo. Pietro e Andrea rappresentano ortodosse posizioni che negano la validità della rivelazione esoterica e rigettano l'autorità delle donne a insegnare." (introduzione, La Libreria Nag Hammadi)

Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: Che cosa pensate di quanto lei ha detto? Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto questo. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente delle opinioni diverse.
Riguardo a queste stesse cose, anche Pietro replicò interrogandoli a proposito del Salvatore: Ha forse egli parlato in segreto a una donna prima che a noi e non invece apertamente? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei ? Forse egli l'ha anteposta a noi ?
Maria allora pianse e disse a Pietro: - Pietro, fratello mio, che credi dunque? Credi tu ch'io l'abbia inventato in cuor mio o che io mentisca a proposito del Salvatore?
Lei replicò a Pietro dicendo: Tu sei sempre irruento, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l'ha resa degna, chi sei tu che la respingi ? Non v'è dubbio che il Salvatore la conosce bene, perciò amò lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell'uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunziare il vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un'ulteriore legge, all'infuori di quanto ci disse il Salvatore.
Quando Lei ebbe detto ciò, essi cominciarono a partire per annunziare e predicare. Il vangelo secondo Maria.

VANGELO DI BARTOLOMEO:
Il Vangelo di Bartolomeo o Questioni di Bartolomeo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Bartolomeo, apostolo. Datato probabilmente al III-IV secolo, è scritto in greco, con varianti nelle versioni pervenuteci in latino, paleoslavo, copto. Contiene cinque sezioni eterogenee:

1. Gesù risorto racconta a Bartolomeo la sua discesa agli inferi;
2. Maria racconta a Bartolomeo l'annunciazione;
3. Gesù mostra agli apostoli l'abisso (=gli inferi);
4. Gesù evoca Beliar (= il diavolo), esorta Bartolomeo a interrogare il diavolo su varie questioni;
5. Bartolomeo chiede a Gesù chiarimenti circa "il peccato contro lo Spirito Santo".

Questo Vangelo si pone come una rivelazione di "misteri" inaccessibili ai non iniziati: misteri che consistono poi in un fantasioso colloquio tra Bartolomeo e il Diavolo, che gli parla degli angeli, della propria disobbedienza a Dio, della creazione di Adamo, ecc. senza affatto allontanarsi da quella che è la tradizione cristiana. Anche l’ammaestramento finale di Gesù sui peccati contro lo Spirito, sul matrimonio, ecc. non presenta alcun tratto caratteristico e meno che ortodosso. All’inizio del Vangelo, così parla l’apostolo rivolto al Gesù risorto:
"Signore, quando tu andavi per essere appeso alla croce, io ti seguivo da lontano, e poi ti ho visto pendere dalla croce e gli angeli che scendevano dal cielo e ti adoravano. E quando si sono fatte le tenebre, ho guardato e ho visto che tu eri sparito dalla croce (…) Dimmi Signore, dove sei andato, via dalla croce?"
In risposta Gesù disse: "Quando sono scomparso dalla croce sono andato all’Ade per trarne fuori Adamo e tutti gli altri che erano con lui, secondo la richiesta dell’arcangelo Michele. (…) Quando io sono disceso nel Tartaro con i miei angeli per infrangere i saldi chiavistelli e abbattere le porte di bronzo, il Tartaro ha detto al Diavolo: ‘Mi sembra che sia venuto Dio sulla Terra’. E gli angeli gridavano a quelle potenze: ‘Alzate le vostre porte, o Principi, levate le porte eterne, perché il Re della gloria viene sulla terra’ (…)".
Bartolomeo gli disse ancora: "Ma dimmi Signore, chi era quello che gli angeli portavano via tra le braccia, un uomo di alta statura?"
Gesù gli rispose: "Quello era Adamo, il primo creato, a motivo del quale io sono sceso dal cielo sulla Terra".
Bartolomeo aggiunse ancora: "Ho anche visto, o Signore, angeli che salivano davanti ad Adamo e cantavano inni. Ma uno di questi angeli, molto più grande di tutti gli altri, non voleva salire: teneva in mano una spada fiammeggiante e faceva segni soltanto a te. Tutti gli altri angeli lo pregavano di salire con loro, ma egli non voleva. E quando tu gli hai comandato di salire, ho veduto una fiamma uscire dalle sue mani e giungere fino alla città di Gerusalemme".
Disse Gesù: "Era uno degli angeli vendicatori, che stanno presso il trono di Dio. Egli mi chiamava. Quanto alla fiamma che hai veduto uscire dalle sue mani, ha colpito l’edificio della sinagoga dei Giudei, come mia testimonianza, per avermi crocifisso".

In un altro brano del Vangelo di Bartolomeo, Maria parla agli apostoli:
Quando ero nel Tempio di Dio e ricevevo il cibo dalla mano di un angelo, un giorno mi apparve una figura come di un angelo, ma il suo volto era indescrivibile, e non teneva in mano né pane né scodella, come l’angelo che era venuto da me prima. Ed ecco, all’improvviso, si squarciò la cortina del Tempio, e ci fu un grande terremoto. Io mi gettai a terra, non potendo sopportarne la vista. Ma egli mi tese la mano e mi fece alzare. Io guardai verso il cielo e scese sul mio volto una nube di rugiada che mi bagnò dalla testa ai piedi, ed egli mi asciugò con la sua stola. E mi disse: "Ave, piena di grazia, vaso di elezione". Poi si batté sul fianco destro e apparve una forma di pane molto grande, che egli collocò sull’altare del Tempio, e prima ne mangiò egli stesso, poi ne diede anche a me. Poi di nuovo batté il lato sinistro del suo vestito e apparve un grandissimo calice pieno di vino, ed egli ne bevve per primo, poi ne diede anche a me. Poi io guardai e vidi che il pane e il calice erano intatti. Allora mi disse: "Ancora tre anni e poi ti manderò il mio annuncio e tu concepirai un figlio, da cui sarà salvato tutto il mondo. La pace sia con te, mia diletta, e la mia pace sarà con te per sempre". Poi disparve dalla mia vista e il Tempio divenne come prima.

IL VOLTO DELL'ABISSO (SATANA) NEL VANGELO DI BARTOLOMEO:
Sul monte degli Ulivi, Gesù risorto si mostra agli apostoli e a Maria, prima di salire al Padre e di non potersi più mostrare "sotto questo aspetto". Bartolomeo chiede al Signore di mostrare loro l’Avversario degli uomini, l’abisso. Allora Gesù li fece scendere giù dal monte degli Ulivi, imprecò contro gli angeli del Tartaro e fece cenno a Michele di suonare la tromba della sua potenza. Subito Michele suonò la tromba ed uscì fuori Beliar, trattenuto da seicentosessanta angeli e avvinto da catene di fuoco. La statura del mostro era di milleseicento cubiti e la sua ampiezza di quaranta cubiti; il suo volto era come fuoco abbagliante e i suoi occhi tenebrosi; dalle sue narici usciva un fumo di odore fetido e la sua bocca era come la fenditura di un precipizio; una sola delle sue ali misurava ottanta cubiti. Appena gli apostoli lo videro, caddero con la faccia a terra e rimasero tramortiti. Ma Gesù, avvicinatosi, fece alzare gli apostoli e infuse loro vigore nell’animo.
Quindi disse a Bartolomeo: "Vagli vicino, Bartolomeo, schiacciagli il collo con un piede e domandagli quali sono le sue opere e come inganna gli uomini". (…) Allora Bartolomeo andò e premette sul collo, che esso teneva incassato fino alle orecchie, e gli disse: "Dimmi tutte le cose che hai fatto e quelle che hai fatto adesso".

Beliar rispose: "Dapprima mi chiamavo Satanael, che significa ‘messaggero di dio’, ma quando non riconobbi di essere modello di Dio, il mio nome fu chiamato Satana, che significa ‘guardiano del Tartaro’. Io fui anche chiamato ‘il primo angelo’ perché, quando Dio fece il cielo e la terra, prese una manciata di fuoco e mi formò per primo. Per secondo Michele, il comandante in capo delle milizie celesti, per terzo Gabriele, per quarto Raffaele, per quinto Uriel, per sesto Satanael, e poi altri seimila angeli, i cui nomi mi è impossibile elencare. Essi sono i littori di Dio e mi percuotono con le loro verghe sette volte ogni giorno e ogni notte e non mi lasciano mai e dilacerano il mio potere.
Vi sono poi i due angeli della vendetta, i quali sono quelli che stanno di fronte al trono di Dio, ed essi sono i primi creati. Dopo di questi fu creata tutta la moltitudine degli angeli: nel primo cielo ve ne sono cento miriadi, nel secondo cielo cento miriadi, nel terzo cielo cento miriadi, nel quarto cielo cento miriadi, nel quinto cielo cento miriadi, nel sesto cielo cento miriadi, nel settimo cielo cento miriadi. Oltre ai sette cieli c’è il primo firmamento, dove stanno le potenze che agiscono sugli uomini. Ma ci sono anche quattro angeli preposti ai venti: uno a Borea, il cui nome è Chairum, che tiene in mano una verga di fuoco, con cui attenua la grande potenza di umidità, ma non tanto che la terra si dissecchi. Un altro angelo è sopra il vento del Nord, e il suo nome è Oertha. Egli tiene una torcia di fuoco e la mette su di esso, perché si riscaldi dal suo freddo e non faccia gelare la terra. E l’angelo che è sopra il vento del Sud è chiamato Kerkutha e ne attenua la violenza, perché esso non scuota la terra. E l’angelo che è sopra il vento di Sud-Ovest è chiamato Nautha: tiene una verga di neve in mano e gliele mette in bocca per estinguere il fuoco che esce dalla sua bocca. Perché se non lo estinguesse verrebbe arsa tutta la terra. E un altro angelo è sopra il mare e placa la violenza delle onde. Altre cose non ti dico, perché colui che è vicino non me lo permette. (…) Ora ti dirò anche i nomi degli altri angeli che sono contrari a noi. L’angelo delle tempeste si chiama Mermeoth, e porta la tempesta sul capo. I miei ministri lo implorano e lo mandano dovunque vogliono. Altri angeli sono sopra la neve e altri sopra il tuono e altri sopra i fulmini, e quando tra di noi uno spirito vuole uscire fuori, o per terra o per mare, questi angeli mandano pietre incandescenti e cingono di fuoco i nostri corpi.
(…) Voglio dirti ancora molte cose sugli angeli. Quelli che corrono insieme attraverso gli spazi celesti e la terra sono Mermeoth, Onomatath, Duth, Melioth, Charuth, Grafathas, Oertha, Nefonos, e Chalkatura. Insieme essi volano per le regioni del cielo, della terra e sottoterra.(…) Permetti che ti racconti come sono stato gettato qui giù e come Dio ha creato l’uomo. Io andavo errando qua e là per il mondo, allorché Dio disse a Michele: ‘Portami della terra dai quattro angoli del mondo e dell’acqua dai quattro fiumi del Paradiso’.

E quando Michele gli ebbe portato queste cose, egli creò Adamo nelle regioni dell’Est, modellando la terra informe, tendendovi nervi e vene, e unendo ogni parte in un tutto armonico. Poi lo benedisse, per riguardo a se stesso, perché era fatto a sua immagine. E Michele lo adorò. Quando io tornai dalle estremità del mondo, Michele mi disse: ‘Adora l’immagine di Dio, che egli ha fatto a sua somiglianza’. Ma io risposi: ‘Io sono fuoco, fatto di fuoco, e sono il primo angelo che è stato creato: dovrei adorare fango e materia?’. Michele mi disse di nuovo: ‘Adoralo, perché Dio non si adiri con te’. Io risposi: ‘Dio non si adirerà con me, altrimenti io eleverò il mio trono di fronte al suo trono e sarò come egli è’.
Allora Dio si adirò con me e, dopo aver comandato che si aprissero le cateratte del cielo, mi scagliò giù. Quando io fui precipitato giù, egli domandò ai seicento angeli che stavano sotto di me se volevano adorare Adamo, ma essi risposero: ‘Come abbiamo visto fare il nostro capo, così anche noi non vogliamo adorare uno che è inferiore a noi’. Allora anche quei seicento furono da lui gettati giù con me. Dopo che fummo gettati sulla terra, dormimmo un sonno profondo per quarant’anni. Ma ecco che il sole brillò, sette volte più ardente del fuoco, ed io mi svegliai. Guardai attorno e vidi i seicento che erano sotto di me, ancora addormentati.

Allora svegliai mio figlio Salpsan e mi consigliai con lui in che modo potessi sedurre l’uomo, per colpa del quale ero stato gettato giù dal cielo. E decisi come segue. Presi una boccia e vi raccolsi tutto il sudore del mio petto e delle mie ascelle, poi la immersi nella sorgente delle acque da cui scaturiscono i quattro fiumi. Eva ne bevve e il desiderio carnale s’impossessò di lei, perché, se essa non avesse bevuto di quell’acqua, io non sarei stato in grado di sedurla".

I VANGELI DELL'INFANZIA:
I vangeli dell'infanzia illustrano i dettagli relativi alla vita pre-ministeriale di Gesù, soprattutto la sua infanzia, altrimenti ignoti in quanto taciuti dai vangeli canonici. Presentano un carattere abbondantemente e gratuitamente miracolistico che sfocia spesso nel magico-fiabesco, in netto contrasto con la sobrietà dei 4 vangeli canonici. Sono caratterizzati inoltre da una assente o imprecisa conoscenza degli usi e costumi giudaici o da altre imprecisioni di natura storica o geografica, che ne inficiano il valore storico degli eventi narrati. Nessuna di tali opere compare in qualche manoscritto biblico o in antichi elenchi dei testi canonici ritenuti ispirati.

Nessun commento: