"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
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Satana: l'Angelo ribelle, l'avversario di Dio

SATANA è un angelo, demone, o divinità minore in molte religioni; in particolare, nelle religioni monoteiste derivate da quella giudaica, è l'incarnazione e la personificazione del principio del male supremo, in contrapposizione a Dio, principio del sommo bene.
Satana è anche noto come il Diavolo (dal latino "Diábolus, -i" e dal greco antico "Diabolos, -ou", cioè "Colui che divide") per eccellenza , il "Principe delle Tenebre", il "Principe di questo Mondo" (secondo Cristo); è chiamato anche "Belzebù" (definizione che trae origine dal nome di una divinità fenicia, baal) (traduzione letterale: "Signore delle Mosche"), "Belial", "Mefistofele" o, erroneamente, "Lucifero" (dal latino "Luciferus": "Portatore di luce").
Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dei delle nazioni che si contrapponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli Ebrei.


"IL GRANDE DRAGO, IL SERPENTE ANTICO, COLUI CHE E' CHIAMATO DIAVOLO E SATANA E CHE SEDUCE TUTTA LA TERRA, FU PRECIPITATO SULLA TERRA E CON LUI FURONO PRECIPITATI ANCHE I SUOI ANGELI". (APOCALISSE 12:9)

LUCIFERO è il nome frequentemente assegnato a Satana dalla tradizione giudaico-cristiana in forza dell'interpretazione prima rabbinica e poi patristica di un passo di Isaia. Più precisamente, Lucifero è considerato essere il nome di Satana prima della sua precipitazione dal Cielo da parte di Dio. In latino il nome Lucifer significa letteralmente "Portatore di luce" e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta stella del mattino, cioè il pianeta Venere, il che spiega anche perché il pentacolo come antico simbolo della dea Venere sia poi stato ripreso dal satanismo come simbolo dell'Angelo caduto. Nella Vulgata, cioè la versione latina della Bibbia, il termine Lucifer è utilizzato due volte: nel Nuovo Testamento esso è inserito da Pietro come termine allegorico e morale, mentre nell'Antico Testamento è appunto il profeta Isaia ad applicare tale nome al re di Babilonia, la cui caduta è oggetto dell'ironia del profeta. I Padri della Chiesa tennero dunque conto del frequente accostamento sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento di Babilonia al regno del peccato, dell'idolatria e della perdizione, nonché dei quattro sensi delle Scritture, e da ciò posero l'identità fra il Lucifero di Isaia e il Satana di Giobbe e dei Vangeli. In effetti rileggendo il passo del profeta se ne può ricavare un'impressione non solo politica ma anche squisitamente teologica:« Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato messo a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! » (Isaia 14,12-15) « Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te c'è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi.

Vi è inoltre un altro passo dell'Antico Testamento che viene tradizionalmente fatto riferire a Lucifero in quanto altro nome di Satana, ovvero un'elegia nel libro del profeta Ezechiele nella quale Dio biasima la caduta del principe di Tiro dal suo originario stato di perfezione e di santità. I riferimenti all'Angelo caduto sembrano in tale passo ancor più espliciti che in Isaia, al punto che questo principe anonimo è chiamato addirittura cherubino: « Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio, e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità. Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati; io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alle pietre di fuoco. » (Ezechiele 28,12.14-16)

Dell'interpretazione patristica i principali fautori sono San Girolamo, Tertulliano, Origene, nonché San Gregorio Magno, San Cipriano di Cartagine, San Bernardo di Chiaravalle e Sant'Agostino di Canterbury, che concordano tutti - almeno per quanto riguarda le linee essenziali - nell'affermare l'originario stato angelico di Satana e dei suoi demoni, la caduta dal Cielo dovuta alla loro superbia e al loro desiderio di usurpare Dio e infine la loro causalità efficiente nell'aver tentato l'uomo e nell'aver dunque introdotto la morte e il male (metafisico, morale e fisico) nella Creazione, che di per sè era perfetta. Tutto ciò troverebbe conferma dal passo dell'Apocalisse ove si legge:« E ci fu una battaglia nel Cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel Cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù: fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli. » (Apocalisse 12,7-9)

Si pensi inoltre alle parole di Cristo stesso, che implicitamente riconosce l'identità dell'Angelo caduto come Satana quando afferma: « Io vedevo Satana cadere dal Cielo come la folgore. » (Luca 10,18) Si potrebbero moltiplicare i riferimenti evangelici o comunque scritturali in cui Satana e il suo esercito vengono chiamati «angeli». Come culmine e compimento della tradizione patristica, anche Tommaso d'Aquino accetta l'identificazione di Lucifero con Satana e anzi dimostra che solo a partire da tale identificazione si può mostrare la chiara origine del cosiddetto mysterium iniquitatis, posto che per il Cristianesimo il nome Lucifero rimane solo indicazione di ciò che il diavolo era in origine ma che ora non è più, dato che tale nome sarebbe appunto stato cancellato dal Cielo e ora lo si dovrebbe chiamare solamente Satana o più genericamente Nemico. Tra le fonti non cristiane, infine, è la Jewish Encyclopedia ad affermare che l'identità fra Sataniel (Satana) ed Helel (Lucifero) risale già a un secolo prima dell'era cristiana, quando gli scritti ebraici quali il Secondo Libro di Enoch e la Vita Adae et Evae interpretarono il passo di Isaia e quello di Ezechiele nello stesso senso dei Padri della Chiesa, riferendolo cioè al racconto della Caduta degli Angeli capeggiati dall'arcangelo Samhazai (o Samyaza, cioè "ladro del Cielo"), che sarebbe appunto altro nome di Sataniel. Della visione patristica riguardo Satana/Lucifero risente tutta la letteratura e la filosofia cristiana almeno fino al XVIII secolo (e oltre), per cui Dante Alighieri e John Milton diedero una rappresentazione di Lucifero che ben palesava la sua totale identificazione con l'origine prima del Male, il Principe dei demoni, delle tenebre, dell'Inferno e di questo mondo, il Nemico di Dio e degli uomini.

LUCIFERO GNOSTICO: Accanto alla tradizione teologica e letteraria riguardo Lucifero si sviluppò, già nei primi tempi di fioritura e di espansione delle dottrine cristiane, una corrente gnostica che tentò la reinterpretazione della figura luciferina in chiave salvifica e liberatrice per l'uomo dalla tirannia del Dio Creatore: secondo tale dottrina, che ha radici tanto Marcionismo quanto nel Manicheismo, il serpente/Lucifero descritto nel Genesi sarebbe colui che ha indotto l'uomo alla conoscenza, la scientia boni et mali, e dunque l'elevazione dell'uomo a divinità, pur contro la volontà del Dio supremo che avrebbe voluto invece mantenere l'uomo quale suo suddito e schiavo, cioè quale essere inferiore. In tale dottrina il nome Satana scompare quasi del tutto in favore del nome Lucifero, che viene interpretato alla lettera come "Portatore di luce" e viene perciò eletto quale salvatore dell'uomo. Tutto ciò è in evidente antitesi con la concezione classica del Cristianesimo, secondo la quale invece l'aspetto luminoso di Satana è solo un mascheramento e uno strumento di seduzione. E' San Paolo il primo a ricordare che:« anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere. » (2 Corinzi 11,14-15)

Comunque l'idea di Lucifero come principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel Romanticismo satanico di un Byron, di uno Shelley, di un Baudelaire e persino di un Blake, e in tempi più recenti nella teosofia di Madame Blavatsky e nella sua contemporanea derivazione New Age inaugurata da Alice Bailey; in ultimo certo si può aggiungere a tale lista anche il cosiddetto transumanesimo, nonché i movimenti neopagani radunati sotto al nome di Wicca. E' curioso notare come una certa critica storico-filosofico contemporanea veda persino nell'ONU e nei suoi fondamenti ideologici una malcelata forma di venerazione del Lucifero gnostico, posto che proprio la New Age sarebbe il sostrato ideologico delle Nazioni Unite. Tutta questa enorme cultura, la cui matrice luciferica è rimasta sempre più o meno celata, può essere compendiata nel termine luciferismo (o luciferianesimo) inteso come controparte del satanismo, ove quest'ultimo accetta l'identificazione di Lucifero e Satana e anzi venera proprio l'aspetto tenebroso e demoniaco di Lucifero/Satana, mentre la visione luciferiana usualmente non accetta tale identificazione oppura l'accetta solo per risolvere l'aspetto satanico nell'aspetto luciferino (cioè l'aspetto tenebroso nell'aspetto luminoso). Posto che satanismo e luciferismo non si oppongono l'uno all'altro, il culto di Lucifero come entità spirituale oppure più semplicemente come simbolo ideale ha come presupposti teologico-filosofici l'identità fra Dio e Sophia (la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore di luce, cioè portatore di conoscenza. Secondo tale visione dunque Cristo e Lucifero o sono figure complementari oppure sono addirittura la stessa persona in due aspetti e momenti diversi, per cui il Satana che compare nei Vangeli sarebbe stato anche il tentatore di Lucifero all'inizio dei tempi (il che presuppone la non-identità fra Lucifero e Satana). Tutto ciò rimane però senza basi teologiche o scritturali, esclusa una libera interpretazione in cui un principio delle filosofie orientali quale la complementarietà di Bene e Male è eretto a criterio di lettura di un testo che non appartiene all'Oriente e che fondamentalmente non condivide tale principio. A tale proposito il Magistero ecclesiale avverte i cristiani con le parole di San Paolo: « Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto di angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui tutto il corpo (...) progredisce nella crescita che viene da Dio. » (Colossesi 2,18-19)

Scriveva inoltre riguardo ciò il Padre Tomas Tyn, profondo teologo: « Cari fratelli l'agire di Dio è davvero come una spada a due tagli. Lo so che è facilissimo oggi essere attratti da quel movimento intellettuale pseudopacifista che non ama le spade di nessun tipo e men che meno la spada di Dio. Però è così: Dio con la spada della sua onnipotente parola ha tagliato le tenebre dalla luce. (...) Vedete la gnosi, la ribellione umana che segue la ribellione satanica, perchè il primo gnostico è Satana, consiste in questo: non riconoscere la nostra differenza da Dio, non riconoscere che la luce è separata dalle tenebre, essa vuol mescolare la luce con le tenebre, capite. » (Omelia su Maria Santissima in tempo pasquale)


VENERE - STELLA DEL MATTINO - PORTATORE DI LUCE (LUCIFERO):

Essendo uno degli oggetti più luminosi nel cielo, il pianeta è conosciuto sin dall'antichità e ha avuto un significativo impatto sulla cultura umana. È descritto dai Babilonesi in testi di scrittura cuneiforme come la Tavola di venere di Ammisaduqa. I Babilonesi chiamarono il pianeta Ishtar, la dea della mitologia sumera, personificazione dell'amore e della femminilità. Gli Egizi identificavano Venere con due pianeti diversi, e chiamavano la stella del mattino Tioumoutiri e la stella della sera Ouaiti. Allo stesso modo, i Greci distinguevano tra la stella del mattino Φωσφόρος, o Phosphoros, e la stella della sera Ἓσπερος, o Hesperos; tuttavia, nell'epoca Ellenistica, si comprese che si trattava dello stesso pianeta. Hesperos fu tradotto in Latino come Vespero e Phosphoros come Lucifero ("portatore di luce"), termine poetico in seguito utilizzato per l'angelo caduto allontanato dal cielo. Gli Ebrei chiamavano Venere Noga ("luminoso"), Helel ("chiaro"), Ayeleth-ha-Shakhar ("cervo del mattino") e Kochav-ha-'Erev ("stella della sera"). Venere era importante per la civiltà Maya, che sviluppò un calendario religioso basato in parte sui suoi movimenti, e si basava sulle fasi di Venere per valutare il tempo propizio per eventi quali le guerre. Il popolo Maasai definì Venere Kileken, e ha una tradizione orale, incentrata sul pianeta, denominata "Il bambino orfano". Venere ha un ruolo significativo nelle culture degli Aborigeni australiani, come i Yolngu nell'Australia del Nord. Gli Yolngu si radunavano per aspettare la comparsa di Venere, che chiamavano Barnumbirr, e che, secondo la tradizione, permetteva di comunicare con i propri cari morti. Nell'astrologia occidentale, influenzata dalle connotazioni storiche legate alle divinità dell'amore e della femminilità, si ritiene che Venere influenzi questo aspetto della vita umana. Nell'astrologia indiana del Veda, Venere è nota come Shukra, ovvero "chiara, pura" in Sanscrito. Gli antichi astronomi cinesi, Coreani, Giapponesi e Vietnamiti chiamavano il pianeta "la stella d'oro". Nella spiritualità Lakota, Venere è associata con l'ultima fase della vita e con la saggezza. In un paragrafo del libro MASSONICO, "MORALE E DOGMA" di Albert Pike si apprende : "LUCIFERO, IL FIGLIO DEL MATTINO NON E' FORSE EGLI CHE PORTA LA LUCE E CHE CON IL SUO SPLENDORE ACCECA LE ANIME DEBOLI E SENSUALI O ARROGANTI, NON DUBITARNE MAI".

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